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Le basiliche e le chiese di Roma rappresentano un vero tesoro artistico e storico, testimoni del fervore religioso e dell'eclettismo artistico che hanno caratterizzato la storia della città nel corso dei secoli. Tra le più significative, troviamo quelle di epoca barocca e rinascimentale, che mescolano stili e influenze per creare opere di straordinaria bellezza e grandiosità.
Sulla piazza di S. Maria Maggiore, che il Maderno ornò d'una colossale colonna proveniente dalla basilica di Massenzio, la facciata della basilica ha qualcosa di strano, che dapprima non cogliamo nella movimentata scenografia di marmi, ma che presto afferriamo: la fronte barocca settecentesca, capolavoro di Ferdinando Fuga, fiancheggiata da due palazzi gemelli e aperta da un portico e da una loggia, copre, ma non nasconde del tutto, l'antica facciata e i suoi meravigliosi mosaici medioevali. L'attuale edificio fu, nel suo antico nucleo principale, eretto nel V secolo, l'abside è della fine del Duecento, la facciata posteriore è del Seicento e la nuova facciata è, come detto, settecentesca. Si dice che Santa Maria Maggiore sia l'unica chiesa del mondo a ospitare nelle sue strutture tutti, ma proprio tutti, gli stili dell'arte italiana. L'interno è grandioso: 40 colonne
la dividono in tre navate, il pavimento è cosmatesco, il soffitto è opera di Giuliano da Sangallo, splendida creazione rinascimentale decorata con il primo oro giunto dall'America. Dedichiamo particolare attenzione ai preziosi mosaici contenuti nella basilica: i più antichi sono nei 36 riquadri che corrono lungo i muri della navata centrale e risalgono all'epoca della costruzione della basilica, mentre ancora sussisteva l'Impero Romano d'Occidente; illustrano episodi della Storia Sacra. Innumerevoli sono i monumenti contenuti nella grande basilica. Scenografiche le grandi cappelle: a destra la Sistina, opera cinquecentesca di Domenico Fontana con un grandioso ciborio dorato, il sepolcro di San Pio V e una raffigurazione del Presepio che risale al XIII secolo; a sinistra la Paolina, dei primi del Seicento, sfarzosamente ornata da affreschi. La Cappella Sforza è l'ultimo capolavoro di Michelangelo. Il campanile, del XIV sec, è il più alto di Roma (75 m).
Fu fatta edificare, sulle catacombe ove era sepolta la Santa, da Costanza, figlia di Costammo. Rifatta poi nel VII secolo e nonostante i successivi restauri, è rimasta un purissimo esempio di antica basilica cristiana. L'interno a tre navate è assai caratteristico per il « matroneo », la galleria superiore, accessibile solo alle donne nel periodo alto-medioevale. Si possono visitare anche le catacombe l'esperienza è senz'altro consigliabile.
È forse la più suggestiva delle basiliche romane, grazie alla ricchezza di elementi architettonici e artistici originali e all'assenza di sostanziali aggiunte posteriori. All'esterno, il campanile romanico è del secolo XII; il portico duecentesco si presenta con sei colonne, con ricchissimi fregi in mosaici e marmi sulla trabeazione e sulla cornice, e affreschi della stessa epoca sulla parete di fondo, illustranti le vite di S. Lorenzo, S. Stefano e altri Santi. L'edificio ha una strana storia: in origine esistevano due chiese, che sorgevano vicine ma in direzioni opposte, quasi toccandosi con le absidi; demolite queste ultime, si è ottenuto un solo tempio; quello che noi vediamo. È a tre navate su colonne antiche. In fondo alla navata centrale sono due amboni (pulpiti) e il candelabro per il cero pasquale, opere dei Cosmati, la famiglia di marmorari romani che lasciò insigni opere nei secoli XII-XIII. Il presbiterio corrisponde alla chiesa più antica delle due che furono unite ed è fiancheggiato da dieci bellissime colonne con architravi ornati che reggono il matroneo, cioè la galleria superiore, riservata alle donne. Notiamo il mosaico sull'arcone d'accesso (all'interno del presbiterio) e il mirabile ciborio su colonnine di marmo (1148). Dalla sagrestia si passa a visitare un elegante chiostro romanico, l'unico in Roma che abbia una galleria superiore.
La chiesa, di origine antichissima, conserva magnificamente il suo aspetto di basilica paleocristiana a colonnati, nonostante gli ampi restauri del '400 e del '700; gli elementi più interessanti sono il portico rinascimentale e il grandioso interno a 3 navate, con un arioso affresco del '700 (opera di G. Parodi) sul soffitto. Ma siamo soprattutto attirati dal sommo capolavoro che si trova nel transetto destro: il Mosè di Michelangelo. La statua è collocata al centro del Mausoleo di Giulio II, l'opera che Michelangelo concepì in dimensioni gigantesche e che poi fu costretto a ridurre alle dimensioni attuali.
S. Giovanni in Laterano è «la Cattedrale di Roma e del mondo». Fondata agli inizi del IV secolo in seguito alla donazione di Costantino, fu ricostruita più volte. L'attuale aspetto risale principalmente alla metà del XVII secolo, specie nell'interno a cinque navate, maestoso, rifatto in forme incomparabilmente solenni dal Borromini: pavimento di Cosmati, soffitto in legno, ornatissimo, del Cinquecento, transetto cinquecentesco, altare papale con tabernacolo gotico del 1367 e affreschi di Antoniazzo Romano (XV secolo). La facciata è del 1735, di Alessandro Galilei: la sovrastano 15 maestose statue, alte ciascuna 7 metri. Merita una particolare attenzione il bellissimo chiostro, cui si giunge dalla navata di sinistra: costruito in stile cosmatesco dai Vassalletto nel 1215-32, ha un portico su colonnine doppie, di forme estremamente varie; la trabeazione porta un fregio e mosaico, e incrostazioni di mosaici sono anche su alcune colonnine, dando un aspetto ricco e variopinto all'insieme. Presso la facciata laterale della basilica è il famoso Battistero ottagonale fondato da Costantino, prototipo di tutti i battisteri del mondo. Sulla piazza S. Giovanni in Laterano sorge anche l'edificio della Scala Santa, luogo di devozione sorto attorno a un'antica cappella papale.
La bellissima basilica antica, fondata da Costantino e ingrandita da Teodosio e da suo figlio Onorio, arricchita dai Papi con opere meravigliose, bruciò in gran parte nel 1823. Fu ricostruita, restaurando ciò che si potè salvare, verso la metà del secolo scorso, ha la pianta e le misure del tempio antico. La facciata è preceduta da un monumentale ma freddo quadriportico di Guglielmo Calderini, degli inizi del '900. L'interno ha cinque grandiose navate, splendide di marmi. Notiamo, sul fregio sopra le arcate, i ritratti in mosaico di tutti i Papi. L'arco trionfale, in fondo alla navata centrale, innalza su due enormi colonne di granito i mosaici del tempo di San Leone Magno (V secolo), restaurati e in parte rifatti; altri mosaici (del Cavallini, XIII secolo) sono sul rovescio dell'arco; più splendidi di tutti, e fortunatamente meno lesionati, sono quelli dell'abside, opera di artisti Veneti del 1220.
Da vedere il tabernacolo dugentesco di Arnolfo di Cambio e il grande, lavoratissimo candelabro pasquale dei Vassalletto, del secolo XII. Il chiostro, poco più piccolo di quello di S. Giovanni, non è meno mirabile ed è ricchissimo di fantasia; è anch'esso opera dei Vassalletto.
La più ricca fra le chiese-museo romane; è una costruzione del primo Rinascimento (1475-80 circa), stupendamente restaurata in seguito dal Bramante (1508) e dal Bernini (1655), ma ben conservata nelle sue linee originarie. Bella facciata, interno a tre navate straordinariamente ricco di opere d'arte: affreschi del Pinturicchio nella prima cappella destra, belle sculture barocche agli altari e sulle arcate della navata mediana, organo e cantoria berniniani di gran pregio, tombe e sculture rinascimentali sparse un po' dovunque... Del massimo pregio sono: il presbiterio bramantesco, con vetrate fiamminghe del '500, rarissime in Italia, con la volta affrescata dal Pinturicchio e con due celebri tombe di Andrea Sansovino; la cappella Chigi, armonico capolavoro di Raffaello, con mosaici, sculture di Lorenzetto e del Bernini e pala d'altare di Sebastiano del Piombo; le due famose opere del Caravaggio nella cappella a sinistra dell'altare maggiore.
Nella enorme sala del « tepidarium » delle antiche Terme di Diocleziano, Michelangelo inserì nel '500 una grandiosa chiesa che due secoli dopo il Vanvitelli rimaneggiò ampiamente. La pianta è insolita: la parte più vasta è il transetto, cioè il braccio trasversale (lungo 91 m, largo 27, alto 28). Vi si giunge attraverso un vestibolo circolare, che ci da un'idea di quanto dovessero essere grandiosi gli edifici romani. La struttura è dunque romana, e romane sono le colossali colonne che reggono la trabeazione; l'insieme è cinquecentesco, molte decorazioni e sovrastrutture sono barocche.
La chiesa dei SS. Apostoli, alla cui fredda facciata fa riscontro un interno fastoso e barocco, a tre grandi navate; nella volta centrale, slanciatissima, c'è un affresco del Baciccia (1707) che descrive luminosamente il trionfo dell'Ordine di San Francesco; sopra la confessione (al centro, prima dell'abside, con scale che scendono nella cripta) un singolare affresco della stessa epoca, di Giovanni Odazzi, da l'illusione del rilievo. In fondo alla navata sinistra è una scultura del Canova: il monumento di Clemente XIV; un altro monumento di questo scultore neoclassico è la stele di Giovanni Volpato nel bel portico di Baccio Pontelli (fine XV secolo) ove sono accolte varie interessanti sculture.
Vista dal basso, il suo prospetto è obliquo rispetto alla grande scalinata, poiché la costruzione della chiesa è anteriore di circa due secoli; l'obelisco posto dinanzi al tempio tende infatti, oltre che a completare la scenografia, a correggere la prospettiva, così che l'obliquità della facciata quasi non sì avverte. Alla costruzione danno un senso di agilità e di slancio i due campanili laterali eguali, ciascuno sovrastato da una piccola cupola ottagonale. Le due rampe che conducono al portale sono di Domenico Fontana (1589), la facciata è del Maderno.
La chiesa del Gesù ha la facciata che è un chiaro esempio dello stile di transizione fra il Rinascimento e il Barocco, mentre l'interno, di struttura assai semplice e grandiosa, tardorinascimentale, è rivestito da una lussureggiante e splendida decorazione barocca di affreschi, stucchi, marmi, ori, bronzi (stile « gesuitico »). Iniziata dal Vignola e compiuta da Giacomo della Porta nella seconda metà del Cinquecento, questa chiesa ci attira anche per le opere d'arte, soprattutto i grandiosi e illusionistici affreschi della volta del Baciccia (1683). I devoti visitano la tomba di S. Ignazio (fondatore della Compagnia di Gesù), sotto il bellissimo altare di Padre Pozzo, il più ricco altare romano, che è nel transetto sinistro.
Fu probabilmente la prima chiesa di Roma aperta ufficialmente al culto: fondata da Santa Callista poco oltre l'anno 220 e terminata un secolo dopo, fu ricostruita poco dopo il 1100 e restaurata in seguito, senza subire modifiche sostanziali. Il campanile è romanico, la facciata è ornata di bei mosaici dei secoli XII-XIII e preceduta da un portico (aggiunto nel Settecento) . L'interno è molto ricco per la varietà e il pregio delle colonne, per il pavimento cosmatesco, per il soffitto di legno (seicentesco, del Domenichino). Da ammirare è l'abside: il catino, come pure l'arcone, sono rivestiti di mosaici del 1140, con Gesù, Maria e Santi, e con decorazioni varie; sotto a questi sono i sette famosissimi riquadri a mosaico opera di Pietro Cavallini (fine XIII secolo).
che da il nome anche alla piazza. La facciata, disegnata dal Maderno agli inizi del Seicento, compiuta e modificata da Carlo Rainaldi dopo la metà del secolo, ci attrae per gli effetti di chiaroscuro e la disposizione delle colonne. La cupola, del Maderno, in Roma è inferiore soltanto a quella di S. Pietro. L'interno ha una navata vasta e slanciata con ricche cappelle sui lati. Nell'abside ci sono pregevolissimi affreschi del Domenichino e di Mattia Preti. La cupola è internamente ricoperta da uno spettacolare affresco del Gianfranco.