America - i popoli le etnie dell'America

Le popolazioni autoctone dell'America Settentrionale, assai ridotte di numero ed emarginate in apposite riserve, appartengono a tipi fisici che rivelano una certa affinità, per cui si tende a far risalire ad un unico ceppo originario tutti i gruppi umani amerindiani; non mancano tuttavia opinioni contrarie, che li vorrebbero discendenti da etnie distinte, solo più tardi fuse, a costituire, pur con diversa prevalenza dei caratteri originari, le popolazioni ancora viventi. I discendenti attuali di quei tipi umani che per primi vennero a contatto con i coloni bianchi sono classificati in Eschimidi, Aleutini, Dakota, Alleganici, Sonoriani, e differenziabili fra di loro per alcune peculiarità somatiche. In aggiunta a questi, s'incontrano, localizzati nella California meridionale, nell'Arizona e nel New Mexico, cospicui gruppi appartenenti al tipo pueblo-andino, che dilaga verso sud nel Messico, nell'America Centrale e lungo le cordigliere delle Ande. La stragrande maggioranza dell'attuale popolazione nordamericana è costituita da Europoidi (Inglesi, Tedeschi, Francesi, Slavi, Italiani, Scandinavi, ecc), cui si affiancano numerosi i Negroidi e i mulatti, discendenti dagli schiavi qui tradotti dal Continente Nero. Da un simile contesto si distacca il quadro antropologico canadese, dove predominano i gruppi inglese e francese, due tipi fisici abbastanza vicini che, senza mescolarsi né fra loro né con l'elemento amerindiano locale, sono riusciti a mantenere una notevole integrità.
Nell'America Meridionale s'incontrano tipi fisici che si scostano di poco da quelli nordamericani; tuttavia alcuni di essi, pertinenti a gruppi arcaici, rivelano caratteri australoidi, forse da riallacciarsi al tipo preistorico. Per semplicità, i gruppi umani dell'America centro-meridionale vengono indicati col termine comune di indios, ma differenziati per alcune peculiarità fisiche in Amazzonidi, Lagoani, Pampeani, Magellanidi e nei ricordati Pueblo-Andini. Qui gli incroci fra indios, Europoidi e Negroidi (questi ultimi anch'essi trasferiti coattivamente dall'Africa) sono stati particolarmente notevoli. I gruppi più puri si riscontrano tra i Messicani, i Maya, i Pueblo-Andini e fra le popolazioni delle regioni marginali e impervie. Il mondo insulare è invece popolato quasi interamente da meticci o da Negroidi puri, cui si affiancano gli Europoidi. L'odierna situazione etnica è il frutto del più grandioso fenomeno migratorio avvenuto nei secoli a noi vicini. Infatti, lo scarso velo demografico autoctono delle vaste zone a prateria dell'America del Nord e delle stesse regioni centro-meridionali — tranne alcune parti dell'altopiano messicano e del sistema andino — ha favorito la penetrazione nel mondo americano da parte degli europei, dopo le epiche imprese di Colombo e degli altri navigatori. L'America diviene cosi terra di conquista e di sfruttamento ad opera di etnie profondamente diverse, ma nell'insieme quasi totalmente appartenenti al ceppo indoeuropeo.
La grande conquista assume, nel tempo, due direttrici separate: una di assoluta prevalenza anglosassone, l'altra di impronta neolatina. Quest'ultima, per evitare conflitti fra Spagna e Portogallo, fu regolata dal trattato di Tordesillas (1494), che divideva la sfera di influenza delle due potenze nel Nuovo Mondo secondo una linea meridiana (la famosa raya), la quale correva 370 leghe a occidente delle isole di Capo Verde. L'idea ancora molto imprecisa dello sviluppo longitudinale del continente limitò dunque al solo Brasile (e per di più neppure nei suoi limiti attuali) il dominio portoghese: di qui l'origine di un'America meridionale in maggioranza spagnola.
Ad un primo periodo che fu essenzialmente di puro e semplice sfruttamento specie delle risorse minerarie preziose — durato per lungo tempo nell'America Latina meridionale, mentre nel Nord già si andava delineando una diversa utilizzazione del territorio e delle sue potenzialità agricole — seguì la creazione di Stati sovrani dalle ex dipendenze spagnole del Centro e Sudamerica, dal Brasile portoghese e dalle ex colonie inglesi dell'America Settentrionale. Questa profonda trasformazione avviene negli ultimi decenni del XVIII secolo e nei primi del XIX. L'organizzazione del territorio americano in unità politiche affrancate giuridicamente, se non economicamente, dalla comune madrepatria (l'Europa) coincide con il più imponente flusso umano della storia: una ingentissima massa di emigranti lascia la propria dimora natia e si rovescia a ondate tanto nel Nord quanto nel Sudamerica; più ampia la corrente verso l'America Settentrionale che doveva diventare un vero e proprio crogiuolo di popoli, sempre peraltro con l'impronta dominatrice dell'elemento anglosassone. Le etnie diverse, pur attraverso contrasti innumerevoli, prendevano a poco a poco coscienza di una nuova nazionalità: nasceva cosi quello che si può definire il nuovo popolo americano, erede di istanze psicologiche, culturali, sociali profondamente eterogenee, ma fuse in una comune nuova concezione di vita. In questa travagliata e pur grandiosa formazione di un popolo, s'incunea, non ancora del tutto risolto, un problema socio-psicologico della più drammatica risonanza: il pieno inserimento, nel contesto sociale ed economico, dell'elemento negro, come pure degli altri gruppi, di immigrazione più recente (ad esempio, i Portoricani). Il popolamento dell'America Latina presenta anch'esso molteplici problemi insoluti. Già il prevalere di un cospicuo meticciato, in gran parte degli Stati centro-sudamericani, è indice di una permanente debolezza, che si riflette in forme più o meno arcaiche di vita: popolazioni le quali, anche se apparentemente integrate, finiscono invece con il sedimentarsi in strati sociali differentissimi, causa ed effetto, al tempo stesso, di una permanente inquietudine politica. Non a torto, quindi, il Nuovo Mondo viene diviso in due grandi sezioni non geografico-fisiche, ma antropiche: un'America Anglosassone, aperta alle più sofisticate
conquiste e ad un sempre maggiore benessere, e un'America Latina la cui aspirazione ad una vita migliore è rimasta finora quasi sempre un miraggio.