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Le città della Sardegna sono molto più di semplici punti sulla mappa: sono mondi diversi, ognuno con un carattere forte e inconfondibile. Da Iglesias, sospesa tra miniere e scogliere, a Nuoro, cuore della Barbagia e della cultura sarda; da Oristano, terra di giudici, lagune e tradizioni secolari, a Sassari, elegante e fiera nel nord dell’isola, fino ad Alghero, la “città catalana” affacciata sul mare. In questa pagina scoprirai come collegarle in un unico itinerario, cosa vedere in ognuna e quali esperienze non perdere per vivere davvero la Sardegna.
Le città della Sardegna raccontano cinque modi diversi di vivere l’isola, lontano dallo stereotipo “solo mare e spiagge”. Iglesias, nel sud-ovest, è il volto minerario e selvaggio della Sardegna: un centro storico medievale circondato da mura pisane, castelli e chiese gotico-catalane, affacciato su una costa spettacolare dove il Pan di Zucchero e Cala Domestica uniscono miniere e mare turchese.
Nuoro è il cuore della Barbagia e della cultura sarda: qui si incontrano musei etnografici, case-museo di scrittori, piazze scolpite da artisti contemporanei e luoghi di culto immersi nel verde, ai piedi del Monte Ortobene e della statua del Redentore. Oristano, con il suo passato di capitale del Giudicato di Arborea, è la città delle torri medievali, delle piazze eleganti e dell’incredibile sistema di lagune che circonda la pianura, fino alla penisola del Sinis e alle rovine di Tharros.
Sassari rappresenta il grande polo urbano del nord-ovest: monumenti barocchi, piazze ottocentesche, fontane storiche e tradizioni secolari come i Candelieri e la Cavalcata Sarda la rendono vivace e profondamente identitaria. Infine Alghero, la “perla catalana” della Sardegna, unisce un centro storico fortificato affacciato sul mare, spiagge da cartolina, grotte spettacolari e un entroterra ricco di siti nuragici e parchi naturali. Insieme, queste cinque città permettono di costruire un itinerario completo, tra storia, natura, cultura e gastronomia.
Iglesias, incastonata nel cuore della regione dell'Iglesiente, è conosciuta per il suo passato minerario e il suo affascinante centro storico, Iglesias è una meta ideale per chi desidera esplorare la Sardegna oltre le sue celebri spiagge.
Le origini di Iglesias risalgono all’antichità, quando Fenici, Cartaginesi e Romani sfruttarono le ricche miniere della zona. La posizione strategica e le risorse minerarie resero la città un punto nevralgico per il commercio e l’industria estrattiva.
Durante il Medioevo, Iglesias, allora chiamata Villa di Chiesa, divenne un centro di grande importanza sotto il dominio pisano. La famiglia Della Gherardesca ne organizzò lo sfruttamento minerario e conferì alla città uno statuto comunale. Nel 1323, gli Aragonesi conquistarono la città, ribattezzandola Iglesias, nome che significa "chiese" in spagnolo, in riferimento alle numerose costruzioni religiose presenti.
Nel Cinquecento, Iglesias fu teatro di numerose incursioni piratesche, ma la città seppe risollevarsi, continuando a essere un centro economico e culturale rilevante grazie alle sue miniere e alle attività agricole.
La Cattedrale di Santa Chiara è uno dei simboli più antichi e affascinanti di Iglesias. Fondata negli anni Ottanta del XIII secolo, in piena epoca pisana, fu costruita in stile romanico-gotico e successivamente rinnovata in età aragonese, assumendo l’elegante veste gotico-catalana che vediamo oggi. Sorge nel cuore del centro storico, in piazza Municipio, e rappresenta un punto di riferimento spirituale e urbano per tutta la città.
La facciata a capanna, sobria ma armoniosa, è divisa in due ordini: in basso il portale romanico architravato, in alto un rosone centrale affiancato da arcate ogivali e archetti trilobati. A destra si innalza il campanile trecentesco, che custodisce una campana del 1338, testimonianza della lunga storia del luogo di culto. L’interno, a navata unica con pianta a croce latina, è scandito da cappelle laterali, transetto e abside quadrangolare; le volte a crociera stellata di gusto gotico-catalano creano un’atmosfera suggestiva e raccolta.
Tra gli arredi spiccano altari lignei e marmorei del Settecento, come l’altare di Sant’Antioco e quello in marmi policromi, oltre a un pregevole angelo marmoreo seicentesco che regge l’acquasantiera. Unica cattedrale al mondo dedicata a Santa Chiara d’Assisi, questo edificio è la chiave per comprendere l’identità religiosa e storica di Iglesias, città mineraria ma anche profondamente legata alla sua tradizione cristiana.
La Chiesa di San Francesco è un altro gioiello del centro storico iglesiente, perfettamente inserito nel tessuto urbano medievale. Risalente al XIV secolo, ma completata tra XV e XVI secolo, è un esempio importante di architettura gotico- catalana in Sardegna. L’esterno si presenta sobrio, con una facciata semplice e sviluppo orizzontale, in pietra sedimentaria e vulcanica, che lascia intuire la funzione originariamente conventuale e la presenza dell’attiguo complesso francescano.
L’interno, a navata unica, è scandito da campate separate da archi diaframma a sesto acuto impostati su robusti pilastri, che sostengono una copertura lignea a vista. Questo impianto conferisce all’ambiente un carattere al tempo stesso essenziale e solenne. Il presbiterio, rialzato e quadrangolare, è coperto da una volta stellare con gemma pendula, arricchita da peducci decorati: un dettaglio che esprime la raffinatezza del gotico catalano importato in Sardegna.
All’interno della chiesa si conservano opere d’arte, capitelli istoriati e stemmi che raccontano i rapporti della città con ordini religiosi, famiglie nobili e autorità civili. La visita alla Chiesa di San Francesco permette di cogliere il ruolo fondamentale che il monachesimo e i frati ebbero nella formazione culturale, educativa e sociale di Iglesias tra Medioevo e prima età moderna.
Il Castello di Salvaterra domina Iglesias da un colle strategico e racconta il passato militare e politico della città. Costruito in origine come castello di San Guantino sotto la dominazione pisana, tra XIII e XIV secolo, fu poi rimaneggiato e prese il nome di castello di Salvaterra dal colle su cui sorge. La sua posizione dominante permetteva di controllare l’intero abitato e il territorio circostante, incluso il ricco distretto minerario dell’Iglesiente.
Oggi del complesso restano tratti di mura, la torre principale e parti degli ambienti interni, in parte restaurati. Salire fino al castello significa regalarsi un magnifico panorama sulla città, sui monti del Sulcis e sul paesaggio minerario che ha reso celebre questa zona. Anticamente il castello era inserito in un articolato sistema difensivo collegato alle mura cittadine tramite torri e camminamenti.
Nei mesi estivi il Castello di Salvaterra si trasforma spesso in palcoscenico naturale per eventi culturali, rievocazioni storiche, spettacoli e concerti, che ne esaltano il fascino medievale. La visita al castello è quindi un’esperienza che unisce storia, cultura e paesaggio, offrendo un punto di vista privilegiato su Iglesias e sulla sua lunga vicenda storica.
Le fortificazioni pisane costituiscono uno degli elementi più caratteristici del centro storico di Iglesias. Tra XIII e XIV secolo, quando la città era conosciuta come Villa di Chiesa e rappresentava un importante centro minerario del Mediterraneo occidentale, la Repubblica di Pisa vi realizzò un poderoso sistema difensivo. Mura, torri, porte e castelli circondavano e proteggevano la città, controllando gli accessi e garantendo la sicurezza delle rotte legate ai metalli estratti nelle miniere dell’entroterra.
Oggi, passeggiando per il centro storico, è ancora possibile riconoscere diversi tratti delle mura medievali, integrate tra gli edifici moderni, oltre a torri e porte che raccontano il passato fortificato della città. Tra i punti più suggestivi spiccano la zona di Porta Castello, le torri che punteggiano il perimetro antico e i resti di camminamenti che un tempo permettevano ai soldati di pattugliare le difese.
Camminare lungo queste vestigia significa compiere un vero viaggio nel tempo: si immaginano le guardie di turno, i mercanti che varcavano le porte cittadine, le botteghe artigiane brulicanti di vita all’interno delle mura. Le fortificazioni pisane sono il simbolo della ricchezza e della centralità di Iglesias nel Medioevo, quando la città era uno snodo fondamentale per l’economia mineraria e commerciale della Sardegna.
Il Museo di Mineralogia di Iglesias, ospitato nello storico Istituto minerario, è una tappa imprescindibile per capire il legame profondo tra la città e le sue miniere. La collezione museale conta quasi 3.800 reperti mineralogici, petrografici e fossili provenienti da tutto il mondo, arricchiti da materiali che raccontano la lunga vicenda estrattiva del territorio. Si tratta di campioni che documentano sia la varietà dei giacimenti sardi sia la rete di scambi scientifici e minerari con altri distretti nazionali e internazionali.
L’esposizione presenta vetrine dedicate ai principali minerali del Sulcis-Iglesiente, come galena, blenda, calcite e fluorite, accanto a reperti che illustrano tecniche estrattive, strumenti di lavoro e aspetti di archeologia industriale. Pannelli esplicativi e supporti didattici permettono di comprendere la formazione dei minerali, la struttura dei giacimenti e l’evoluzione delle miniere nel tempo.
Il museo, spesso inserito in percorsi guidati che comprendono anche il Museo dell’Arte Mineraria e altri siti cittadini, offre un’esperienza completa e adatta a tutti: appassionati di geologia, famiglie, scuole e visitatori curiosi. È il luogo ideale per scoprire come la ricchezza del sottosuolo abbia plasmato l’identità economica, sociale e culturale di Iglesias.
Iglesias è il cuore del distretto minerario del Sulcis-Iglesiente, un’area che per secoli è stata tra le più importanti d’Europa per l’estrazione di piombo, zinco, argento e altri minerali. Nomi come Monteponi, San Giovanni, Nebida e Masua evocano oggi un patrimonio di archeologia industriale unico, in cui strutture minerarie, villaggi operai e impianti di trattamento si fondono con un paesaggio naturale di grande fascino.
La miniera di Monteponi è uno dei siti più emblematici: qui si possono osservare edifici storici, pozzi di estrazione, gallerie e antiche attrezzature che testimoniano le diverse fasi di sviluppo dell’attività mineraria, dall’Ottocento fino al Novecento. In molti siti, l’attività estrattiva è stata sostituita da percorsi di visita e musei che raccontano la vita dei minatori, le condizioni di lavoro, le lotte sociali e il ruolo strategico dei giacimenti per l’industrializzazione della Sardegna.
Molte miniere fanno oggi parte del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna e sono incluse in itinerari tematici, percorsi trekking e visite guidate. Questi itinerari permettono di entrare nelle gallerie, attraversare antiche discenderie, affacciarsi su terrazze panoramiche che dominano il mare e il paesaggio interno: un viaggio intenso nel passato industriale dell’isola.
Iglesias è una delle porte d’ingresso al Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, un geoparco di valore internazionale che tutela e valorizza le aree minerarie storiche dell’isola. Il parco raggruppa otto aree per un totale di circa 3.500 km², distribuite in decine di comuni, e ha l’obiettivo di salvaguardare sia il patrimonio industriale sia quello naturale e paesaggistico legato alle miniere.
Nel territorio iglesiente il parco offre percorsi che uniscono vecchie strutture minerarie, gallerie, villaggi e impianti a una natura ancora selvaggia fatta di falesie calcaree, rilievi montuosi, boschi di leccio e tratti di costa incontaminata. Escursioni a piedi, in bici o a cavallo permettono di esplorare antiche strade minerarie, visitare siti come Porto Flavia, Nebida, Monteponi e altre località simbolo della storia estrattiva sarda.
Il Parco Geominerario rappresenta un museo a cielo aperto in cui geologia, storia, cultura e ambiente convivono in equilibrio. È la scelta ideale per chi desidera andare oltre le classiche mete balneari e scoprire una Sardegna intensa, autentica e profondamente legata al suo passato industriale.
La costa di Iglesias è un concentrato di paesaggi spettacolari e spiagge ancora relativamente poco affollate, dove l’ambiente conserva un carattere selvaggio e autentico. Tra le località più celebri spicca Masua, con il suo mare turchese dominato dal celebre faraglione del Pan di Zucchero, un colosso calcareo alto circa 133 metri che si erge dal mare di fronte alla costa. Di fronte a questo scenario, l’antico terminale minerario di Porto Flavia, scavato nella roccia a picco sul mare, racconta il connubio unico tra ingegneria industriale e ambiente naturale.
Un’altra perla della zona è Cala Domestica, una profonda insenatura incastonata tra alte pareti calcaree, un tempo utilizzata come scalo minerario e oggi divenuta uno dei simboli dell’Iglesiente. La spiaggia principale, di sabbia chiara, è circondata da scogliere e resti di edifici industriali; attraverso un piccolo passaggio scavato nella roccia si raggiunge una seconda caletta più raccolta, dal fascino ancora più intimo.
Lungo la costa si susseguono altre baie, calette e spiagge, molte delle quali raggiungibili solo a piedi o via mare, che rendono il litorale di Iglesias una meta ideale per chi ama il trekking costiero, la fotografia e il contatto diretto con la natura. Qui il mare e la storia mineraria dialogano continuamente, offrendo al visitatore un’esperienza che va ben oltre la semplice vacanza balneare.
Oltre al passato minerario, Iglesias ha una tradizione agricola ben radicata. Le coltivazioni di vite, olivo e alberi da frutto sono tra le principali attività della zona. L’allevamento ovino, inoltre, è una risorsa importante, legata alla produzione di formaggi tipici come il pecorino sardo.
L’artigianato locale, con la lavorazione del legno e della pelle, conserva antiche tradizioni.
La cucina iglesiente combina sapientemente i sapori del mare e della terra. Tra i piatti tipici spiccano la fregula con arselle, la zuppa di pesce e i dolci tradizionali come le pardulas e le sebadas.
Nuoro, città situata nel cuore della Sardegna. Questo centro, incastonato tra le pendici del Monte Ortobene e i fiumi Rio d’Oliena e Isalle, è un punto di riferimento per la cultura, la storia e le tradizioni dell’isola.
L’antica Nùgoro, come era chiamata in passato, ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Fondata probabilmente prima dell’arrivo dei Romani, Nuoro era un piccolo centro abitato circondato da villaggi nuragici. Durante l’epoca romana, pur non essendo una città di rilievo, si sviluppò come punto strategico nell’entroterra dell’isola.
Nel Medioevo, Nuoro rimase una piccola “villa” sotto il controllo dei vescovi di Ottana. Tuttavia, la posizione geografica salubre e strategica la rese un centro di riferimento per l’economia rurale della regione.
Con l’arrivo del Regno di Sardegna e successivamente con l’unificazione italiana, Nuoro vide una crescita significativa. Diventò capoluogo di provincia nel 1927, guadagnandosi il titolo di “Atene della Sardegna” per il suo fermento culturale, grazie a figure illustri come Grazia Deledda e Sebastiano Satta.
Il Museo del Costume è uno dei luoghi più rappresentativi della cultura sarda e uno dei musei etnografici più importanti dell’isola. Situato in un edificio moderno ma perfettamente integrato nel contesto cittadino, raccoglie una vasta collezione di abiti tradizionali provenienti da numerosi paesi della Sardegna, ciascuno caratterizzato da ricami, colori e simboli che raccontano storie antichissime. Oltre ai costumi, il museo custodisce gioielli, strumenti musicali, oggetti della vita quotidiana, utensili agro-pastorali e materiali legati ai riti e alle festività popolari. Le sale sono allestite con grande cura e offrono una narrazione chiara e coinvolgente, ideale per chi desidera comprendere la profonda identità dell’isola e il ruolo centrale delle tradizioni nelle comunità sarde.
Una sezione particolarmente affascinante è dedicata alle maschere tradizionali e alle celebrazioni del Carnevale barbaricino, uno dei più suggestivi del Mediterraneo. Visitare questo museo significa immergersi completamente nell’anima antica della Sardegna, attraverso colori, tessuti, materiali e testimonianze che abbracciano secoli di storia e cultura locale.
La Casa di Grazia Deledda, situata nell’antico rione di Santu Predu, è una tappa imprescindibile per chi visita Nuoro. Qui nacque e visse la giovinezza la celebre scrittrice sarda, unica donna italiana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura (1926). L’abitazione, oggi trasformata in museo, conserva oggetti personali, manoscritti, documenti, fotografie e testimonianze legate alla vita della Deledda e alla sua intensa attività letteraria.
Le stanze della casa raccontano un mondo semplice, essenziale, fatto di tradizioni familiari e di un forte legame con la terra e la cultura sarda. Visitare la casa-museo permette di scoprire il percorso umano e artistico della scrittrice, oltre a comprendere come Nuoro e la Barbagia abbiano influenzato profondamente la sua opera. Un luogo carico di storia e sensibilità, ideale per chi ama la letteratura e desidera conoscere da vicino l’eredità di una delle figure più importanti della cultura italiana.
Piazza Sebastiano Satta è uno degli spazi urbani più suggestivi di Nuoro. Realizzata dall’artista sardo Costantino Nivola, la piazza è un vero e proprio luogo-scultura che celebra il poeta Sebastiano Satta, figura centrale della cultura nuorese di fine Ottocento. L’intera piazza è concepita come un’opera d’arte: forme granitiche modellate e integrate con elementi architettonici creano uno spazio che invita alla contemplazione e alla riflessione.
Le sculture in granito, alcune di grandi dimensioni, dialogano con le scale, i vuoti e i pieni della piazza, in un gioco armonioso tra materia, luce e memoria. Il risultato è un ambiente unico, in cui l’arte contemporanea si fonde con i materiali e l’identità della Sardegna. Un luogo perfetto per comprendere la forza espressiva di Nivola e per vivere un’esperienza culturale immersiva nel cuore della città.
Nuoro custodisce numerosi luoghi sacri che raccontano la devozione, le tradizioni e la storia spirituale della comunità. Tra questi spiccano due chiese particolarmente amate dai nuoresi, ognuna con un carattere unico e un forte legame con il territorio.
Posta ai piedi del Monte Ortobene, la Chiesa della Solitudine è un luogo intimo e raccolto, immerso nel verde e nella tranquillità. La chiesa è semplice e suggestiva, caratterizzata da un’architettura essenziale e da un’atmosfera silenziosa che invita alla meditazione. Qui riposano le spoglie di Grazia Deledda, rendendola un luogo di particolare significato affettivo e culturale.
Situata in una posizione panoramica nei dintorni della città, la Chiesa di Nostra Signora del Monte è una meta ideale per chi ama passeggiare nella natura e desidera godere di splendide vedute su Nuoro e sui rilievi circostanti. La sua architettura sobria e tradizionale si inserisce perfettamente nel paesaggio, offrendo un luogo ideale per fermarsi, respirare e ammirare il panorama.
Il Monte Ortobene, alto oltre 900 metri, è uno dei simboli più amati dai nuoresi. La sua presenza domina la città e offre numerosi itinerari perfetti per gli appassionati di trekking, fotografia e natura. I sentieri si snodano tra boschi, rocce e punti panoramici che regalano viste indimenticabili sul paesaggio barbaricino.
Sulla sommità del monte si erge la statua del Redentore, imponente figura in bronzo inaugurata nel 1901 e divenuta un punto di riferimento spirituale oltre che paesaggistico. Ogni anno, a fine agosto, si svolge la tradizionale festa del Redentore, una delle celebrazioni religiose e folkloristiche più importanti della Sardegna, che richiama fedeli e visitatori da tutta l’isola.
Nuoro è famosa per la sua capacità di preservare le tradizioni locali. Ogni anno, il centro si anima con feste popolari che celebrano la cultura sarda:
Nuoro è un centro agricolo. Le coltivazioni di cereali, viti, olivi e frutteti rappresentano il cuore dell’economia rurale della zona. Parallelamente, l’allevamento ovino è una risorsa fondamentale, con una produzione di formaggi tipici come il pecorino sardo che ha conquistato mercati nazionali e internazionali. L’economia di Nuoro si basa anche su settori industriali legati agli alimentari, alla lavorazione del legno e dei tessuti. Il commercio locale è vivace, grazie alla presenza di botteghe artigiane che offrono prodotti unici, dai tappeti tradizionali agli oggetti in ceramica. Negli ultimi anni, Nuoro ha visto un aumento significativo del turismo.
La cucina nuorese è un trionfo di sapori autentici. Tra i piatti tipici spiccano:
Oristano, capoluogo della provincia omonima, è una delle città più affascinanti della Sardegna, un luogo in cui la storia millenaria si intreccia con le tradizioni e un paesaggio unico. Situata nella fertile pianura del Campidano e vicina al Golfo di Oristano, la città rappresenta un importante centro agricolo, commerciale e culturale. In questo articolo scopriremo la sua storia, i suoi monumenti, i luoghi turistici più significativi e il suo tessuto economico.
Oristano fu fondata nel 1070 da profughi della vicina città di Tharros, un antico insediamento nuragico, fenicio e romano situato sulla penisola del Sinis. La posizione strategica lungo il fiume Tirso e la fertile pianura circostante ne favorirono lo sviluppo.
Durante il Medioevo, Oristano divenne la capitale del Giudicato di Arborea, uno dei quattro regni autonomi in cui era suddivisa la Sardegna. Fu un periodo di massimo splendore, soprattutto sotto il governo della giudichessa Eleonora d’Arborea, che promulgò la Carta de Logu, un codice legislativo avanzato per l’epoca.
Con la sconfitta nella battaglia di Macomer (1477) e l’arrivo degli Aragonesi, iniziò un periodo di declino per la città. Tuttavia, Oristano tornò a prosperare nei secoli successivi grazie all’agricoltura, al commercio e alla sua posizione strategica. Nel 1974 divenne ufficialmente capoluogo di provincia.
La Porta Manna, conosciuta anche come Torre di San Cristoforo o Torre di Mariano II, è uno dei simboli più riconoscibili di Oristano. Si trova in piazza Roma e fu costruita alla fine del XIII secolo come una delle principali porte d’accesso alla città murata. La sua struttura massiccia, in pietra, con coronamento merlato e corpo slanciato, racconta il ruolo difensivo che Oristano svolgeva all’epoca del Giudicato d’Arborea. Oggi è un punto di riferimento visivo e storico, ideale per comprendere l’antico sistema di fortificazioni urbane.
All’interno della torre è conservata una storica campana in bronzo, collocata nel Quattrocento, che viene suonata solo in occasioni speciali e durante particolari ricorrenze civiche e religiose. Salire nei pressi della torre e osservare i resti delle antiche mura permette di immaginare l’ingresso alla città nei secoli passati, tra mercanti, soldati e viandanti che varcavano la Porta Manna per entrare nel cuore politico e commerciale dell’Arborea.
Il Duomo di Oristano, o Cattedrale di Santa Maria Assunta, è la chiesa madre dell’arcidiocesi arborense e uno degli edifici religiosi più importanti della città. L’aspetto attuale è frutto di ampi rimaneggiamenti tra XVIII e XIX secolo, che hanno conferito all’interno un’impronta barocca e neoclassica: navata unica ampia, cappelle laterali, transetto e cupola creano uno spazio grandioso e luminoso. La cattedrale sorge però su una struttura molto più antica, con origini medievali e radici che affondano addirittura in epoca paleocristiana.
All’esterno spiccano l’abside e il campanile ottagonale, di impianto medievale, completato in epoca successiva con l’aggiunta del caratteristico cupolino rivestito in maiolica. All’interno si conservano opere d’arte di grande valore: sculture, tele, arredi liturgici e frammenti decorativi che documentano secoli di storia religiosa e artistica. Una visita al duomo è fondamentale per cogliere il ruolo centrale che Oristano ha avuto nella storia ecclesiastica e politica della Sardegna.
La Chiesa di San Francesco, situata nei pressi di piazza Eleonora, è uno dei luoghi sacri più significativi di Oristano. Ricostruita in epoca moderna sul sito di un precedente tempio gotico del XIII secolo, è oggi un punto d’incontro tra devozione e arte. L’interno, sobrio ed elegante, custodisce uno dei tesori più celebri della città: il Crocifisso di Nicodemo, un pregevole crocifisso ligneo trecentesco di grande intensità espressiva, considerato uno dei capolavori della scultura sacra sarda.
Nella chiesa e nella sacrestia sono conservate altre opere di rilievo, tra cui una statua marmorea del XIV secolo attribuita a Nino Pisano, oltre a dipinti e arredi che testimoniano la ricchezza artistica e la lunga storia del complesso conventuale francescano. La visita alla chiesa permette di cogliere il legame tra Oristano e i grandi filoni della spiritualità e dell’arte religiosa mediterranea.
In piazza Eleonora sorge il monumento dedicato a Eleonora d’Arborea, una delle figure più importanti della storia sarda. Giudicessa dell’Arborea nel XIV secolo, è ricordata per il suo ruolo politico e legislativo, in particolare per la promulgazione e la diffusione della celebre Carta de Logu, uno dei codici giuridici più avanzati del suo tempo. La statua, realizzata nell’Ottocento, raffigura Eleonora in abiti regali, con un atteggiamento solenne e determinato.
La piazza stessa, circondata da eleganti edifici storici, è uno dei luoghi più suggestivi del centro cittadino e rappresenta il cuore simbolico di Oristano. Fermarsi qui significa entrare in contatto con la memoria del Giudicato e con un passato in cui la città fu protagonista della storia sarda e mediterranea.
L’Antiquarium Arborense è il principale museo archeologico di Oristano e uno dei più importanti dell’isola. Ospitato nell’elegante Palazzo Parpaglia, raccoglie una ricca collezione di reperti provenienti soprattutto dalla penisola del Sinis e dal territorio arborense: materiali che vanno dal Neolitico all’età nuragica, fino all’epoca fenicio-punica e romana. Vasi, statuette, elementi architettonici, iscrizioni e oggetti d’uso quotidiano raccontano la lunga continuità di insediamento in questa parte della Sardegna.
Il museo conserva anche opere artigianali d’epoca tardo-medievale e moderna, oltre a iscrizioni che documentano la costruzione delle mura e delle torri cittadine nel XIII secolo. La visita all’Antiquarium è ideale per chi desidera comprendere le radici storiche di Oristano e del Sinis prima di esplorare i siti archeologici all’aperto.
Il territorio di Oristano è caratterizzato da un sistema di lagune e zone umide che costituiscono un ambiente naturale di grande valore ecologico, paesaggistico ed economico. Questi stagni costieri sono fondamentali per la biodiversità, ospitano numerose specie di uccelli acquatici e sono da secoli legati alle attività tradizionali di pesca e raccolta.
Lo Stagno di Cabras è uno dei più grandi della Sardegna ed è famoso per la pesca del muggine e per la produzione della pregiata bottarga, conosciuta come “l’oro di Cabras”. Le sue acque poco profonde, ricche di nutrienti, ospitano anche un’ampia varietà di uccelli, tra cui i fenicotteri rosa, rendendo la zona ideale per il birdwatching. Il paesaggio, che alterna specchi d’acqua, canneti e villaggi di pescatori, offre scorci particolarmente suggestivi al tramonto.
Lo Stagno di Santa Giusta, non lontano da Oristano, è noto per le sue caratteristiche imbarcazioni tradizionali chiamate fassonis, costruite intrecciando erbe palustri. Queste barche, leggere e maneggevoli, rappresentano un patrimonio culturale unico e sono ancora protagoniste di suggestive regate e manifestazioni popolari. L’area è perfetta per chi desidera scoprire un volto autentico e meno conosciuto della Sardegna, legato all’acqua e alla pesca lagunare.
Lo Stagno di San Giovanni completa il mosaico delle zone umide del territorio oristanese. Meno noto di Cabras e Santa Giusta, è comunque un luogo ideale per passeggiate tranquille, osservazione della fauna e momenti di relax immersi nella natura. Insieme agli altri stagni, contribuisce a definire il carattere fortemente lagunare del paesaggio, che rende questa parte della Sardegna diversa da qualsiasi altra.
A breve distanza da Oristano si estende la penisola del Sinis, un’area che unisce spiagge mozzafiato, ambienti naturali protetti e siti archeologici di enorme valore. Qui il mare cristallino incontra scogliere, dune di sabbia quarzifera e zone umide, creando un paesaggio di rara bellezza. Cuore storico del Sinis è l’antica città di Tharros, affacciata sul mare in una posizione spettacolare.
Le rovine di Tharros, situate sul Capo San Marco, raccontano millenni di storia. Fondata in area già frequentata in epoca nuragica, la città divenne un importante centro fenicio, poi cartaginese e infine romano. Oggi il sito archeologico offre la possibilità di visitare resti di templi, strade basolate, terme, necropoli e strutture abitative che testimoniano l’evoluzione delle diverse civiltà che si sono succedute. La vista sul mare rende la visita particolarmente suggestiva.
Non lontano da Tharros si trova la chiesa di San Giovanni di Sinis, una delle più antiche della Sardegna. Edificata in area già utilizzata come necropoli in epoca antica, presenta forme paleocristiane e proto-romaniche, con successivi interventi tra X e XI secolo. L’edificio, in blocchi di arenaria, ha un aspetto semplice ma estremamente evocativo: pianta rettangolare, tre navate con volte a botte e una piccola cupola centrale creano un’atmosfera raccolta e intensa.
La chiesa, immersa in un paesaggio di grande fascino, testimonia la continuità del culto cristiano in quest’area e il profondo legame tra fede, mare e memoria storica nel Sinis.
Il Villaggio di San Salvatore, celebre anche per le sue tradizioni religiose e per le processioni a piedi scalzi, è un altro luogo di grande interesse nella penisola del Sinis. Sotto la piccola chiesa del paese si trova un ipogeo di epoca tardoantica (IV secolo d.C.), utilizzato nei secoli come luogo di culto e di devozione.
Le pareti dell’ipogeo conservano iscrizioni in latino, greco e arabo, oltre a pitture e simboli che testimoniano una lunga stratificazione culturale e religiosa. Visitare San Salvatore significa entrare in un ambiente unico, dove il paesaggio rurale, la spiritualità popolare e la profondità della storia si intrecciano in modo affascinante.
Oristano è un centro economico dinamico, con attività che spaziano dall’agricoltura all’artigianato. La pianura del Campidano è particolarmente fertile e permette la coltivazione di cereali, vite, olivo e ortaggi. Le industrie locali trasformano i prodotti agricoli, con caseifici, aziende enologiche e alimentari che esportano in tutta Italia e oltre. L’artigianato tradizionale, come la lavorazione delle ceramiche e dei ricami, è ancora vivo e rappresenta una parte importante dell’economia locale. La pesca nelle lagune, in particolare di muggini e anguille, è una risorsa preziosa per la comunità.
Oristano è famosa per il suo legame con le tradizioni sarde, celebrate in eventi e manifestazioni durante l’anno.
La Sartiglia è una delle manifestazioni più spettacolari della Sardegna. Si tratta di una corsa equestre che si tiene durante il Carnevale, in cui i cavalieri, vestiti con costumi tradizionali, cercano di infilzare una stella con una lancia. Questo evento richiama visitatori da tutta l’isola e oltre.
La città ospita numerose sagre dedicate ai prodotti locali, come la bottarga e il vino Vernaccia. Questi eventi sono un’opportunità per immergersi nella cultura enogastronomica di Oristano.
La cucina di Oristano riflette la ricchezza del territorio. Tra i piatti tipici spiccano:
Sassari, seconda città della Sardegna per popolazione. Situata nella parte nord-occidentale dell’isola, alle pendici del Tavolato Sardo, è una città che unisce un passato medievale e influenze spagnole. Sassari è un centro economico e culturale di rilievo, noto per le sue tradizioni, i monumenti storici e la vivacità delle sue manifestazioni popolari.
Sassari, originariamente chiamata Tathari, emerse nel Medioevo come villaggio pastorale e agricolo. La città crebbe rapidamente grazie alla sua posizione strategica, diventando capitale del Giudicato di Torres, uno dei quattro regni autonomi della Sardegna.
Nel 1236, Sassari acquisì un governo comunale, pur mantenendo una scarsa autonomia. La città passò poi sotto il controllo dei Della Gherardesca e, successivamente, dei Genovesi e degli Aragonesi. Durante il periodo aragonese, la città conobbe un importante sviluppo, ma anche momenti difficili, come l’occupazione genovese del 1527. Nel XVIII secolo, Sassari divenne parte del Regno di Sardegna sotto i Savoia, segnando l’inizio di una nuova era.
Con l’Unità d’Italia, Sassari si trasformò in un centro economico e culturale di primaria importanza per la Sardegna. La città ha mantenuto il suo carattere unico, combinando tradizioni locali con uno spirito cosmopolita.
Il Duomo di San Nicola è senza dubbio uno dei luoghi più scenografici di Sassari. La sua facciata barocca, conclusa nel XVIII secolo, conquista immediatamente lo sguardo con la ricchezza delle decorazioni, le nicchie scolpite e le influenze iberiche che raccontano un passato di scambi e dominazioni. Avvicinandosi alla facciata si percepisce il respiro profondo della città: un intreccio di storia, fede e tradizione.
All’interno, l’atmosfera cambia: le volte gotiche creano un ambiente verticale e luminoso, mentre il campanile romanico si impone come custode silenzioso dei secoli. Le opere d’arte custodite nel duomo – tra cui dipinti cinquecenteschi e arredi liturgici – trasformano la visita in un viaggio autentico nella storia religiosa e artistica della Sardegna.
La Chiesa di Santa Maria di Betlem è un luogo che affascina per la sua straordinaria stratificazione architettonica. La facciata romanica, essenziale e solida, contrasta con la grande cupola settecentesca che svetta con eleganza sopra la città. È come osservare due anime diverse che convivono in perfetta armonia.
All’interno, le volte gotiche e le cappelle laterali raccontano secoli di trasformazioni. È una delle chiese più amate dai sassaresi, anche per il suo forte legame con le tradizioni locali e con la cultura popolare che da sempre anima questa parte della Sardegna.
Il Museo Nazionale Sanna è una tappa irrinunciabile per chi vuole scoprire la Sardegna più autentica. Le sue tre sezioni – archeologia, pinacoteca ed etnografia – offrono un racconto completo dell’isola, dalle prime civiltà nuragiche al mondo romano, fino all’arte popolare dei paesi dell’interno.
Camminando tra le sale si passa dai bronzetti nuragici alle ceramiche antiche, dai gioielli tradizionali ai dipinti sacri: un vero viaggio nel tempo che permette di comprendere il profondo legame tra cultura, territorio e identità sarda.
La Fontana di Rosello è il simbolo romantico e poetico di Sassari. Realizzata nel XVII secolo, splende ancora oggi con il suo marmo bianco e i dodici getti d’acqua che rappresentano i mesi dell’anno. È un luogo che trasmette serenità, incorniciato da verdi pendii e da un’atmosfera quasi sospesa.
Tradizione vuole che un tempo i cavalieri sassaresi si radunassero proprio qui prima di importanti cerimonie e processioni. Ancora oggi la fontana è uno degli angoli più fotografati e amati della città.
Spaziosa, elegante e circondata da palazzi storici, Piazza d’Italia è il vero salotto cittadino di Sassari. Qui la vita scorre vivace tra caffè, passeggiate e scorci urbani pieni di fascino. Il Palazzo della Provincia e gli altri edifici che la circondano raccontano la stagione ottocentesca della città, quando Sassari si ampliò e divenne uno dei centri culturali più importanti dell’isola.
È il luogo ideale per osservare la città nella sua quotidianità: famiglie, studenti, anziani, turisti… tutti sembrano convergere in questa piazza, che è da sempre un punto di riferimento per eventi, incontri e momenti di relax.
Oggi ne rimangono solo suggestive rovine, ma il Castello Aragonese è stato per secoli il cuore difensivo di Sassari. Costruito nel XIV secolo, dominò la città durante la dominazione aragonese e fu teatro di battaglie, rivolte e assedi. Camminare intorno ai suoi resti significa immergersi in un capitolo importante della storia cittadina.
Anche se il castello non è più integro, ciò che resta mantiene un forte valore simbolico: è la memoria di un’epoca in cui Sassari era una città fortificata e strategicamente cruciale per il controllo del nord Sardegna.
La Processione dei Candelieri, che si tiene il 14 agosto, è uno degli eventi più suggestivi e simbolici di Sassari. Risalente al XIII secolo, questa festa ha un carattere votivo, in cui enormi colonne di legno decorate (i candelieri) vengono trasportate per le vie della città. La processione, che termina nella Chiesa di Santa Maria di Betlem, è un tripudio di musica, costumi tradizionali e devozione.
La Cavalcata Sarda è un altro evento di grande rilievo, che si svolge a maggio. Questa sfilata di costumi tradizionali sardi è accompagnata da danze, canti e corse a cavallo, celebrando la cultura e il folclore dell’isola.
Sassari è circondata da un paesaggio unico che combina colline, pianure e costa.
Il Parco di Monserrato, uno dei più grandi parchi urbani della Sardegna. Qui si trovano aree verdi, percorsi pedonali e spazi per attività all’aperto.
A pochi chilometri da Sassari, le spiagge di Platamona e Porto Torres offrono acque cristalline e sabbie dorate, perfette per una giornata di relax.
Sassari è un importante centro economico per il nord Sardegna. La coltivazione degli ulivi è una delle attività principali, con la produzione di olio extravergine di alta qualità. Il settore industriale include la lavorazione alimentare, la meccanica, il vetro e la farmaceutica. L’artigianato tradizionale, come la lavorazione del legno e dei tessuti, rappresenta una parte importante dell’economia locale. Sassari è anche un vivace centro commerciale, con mercati e negozi che offrono prodotti locali e internazionali. Il turismo è una risorsa in crescita per Sassari, grazie alle sue manifestazioni tradizionali, ai monumenti storici e alla vicinanza a località balneari e siti archeologici.
La gastronomia sassarese è un viaggio tra i sapori autentici della Sardegna. Tra i piatti tipici spiccano:
Alghero, affacciata sulla costa nord-occidentale della Sardegna, è una città unica. Conosciuta come la "Barcellona della Sardegna" per le sue radici catalane, Alghero è una destinazione perfetta per chi cerca un mix di storia, spiagge incantevoli e un’atmosfera autentica.
Alghero fu fondata nel XII secolo dalla famiglia genovese dei Doria, che ne fecero un’importante roccaforte. Grazie alla sua posizione strategica sul mare, la città divenne rapidamente un punto nevralgico per il commercio e la difesa.
Nel 1353, Alghero passò sotto il controllo catalano-aragonese. Fu durante questo periodo che la città acquisì il suo carattere catalano, che ancora oggi si riflette nella lingua, nella cultura e nell’architettura. La popolazione genovese fu sostituita da coloni provenienti dalla Catalogna, e Alghero divenne un vero e proprio avamposto spagnolo in Sardegna.
Con il passaggio della Sardegna ai Savoia nel XVIII secolo, Alghero perse parte della sua importanza strategica, ma mantenne il suo fascino unico. Oggi, grazie al turismo e alle sue risorse naturali, la città vive un periodo di rinascita economica e culturale.
Il centro storico di Alghero è un piccolo gioiello affacciato sul mare, un intrico di viuzze acciottolate che profumano di salsedine e di storia. Passeggiando tra le sue strade strette, circondate da mura e torri medievali, si incontrano palazzi in stile gotico-catalano, balconi fioriti, botteghe artigiane che espongono corallo e ceramiche, piccole piazze dove è piacevole fermarsi per un caffè. L’anima catalana della città si percepisce nei dettagli: nelle insegne, nei toponimi, nella lingua che ancora oggi si sente parlare tra i vicoli.
Nel cuore del centro si trova la Cattedrale di Santa Maria, un elegante esempio di architettura gotico-catalana, arricchita nel tempo da elementi barocchi e neoclassici. A poca distanza, la Chiesa di San Francesco, con il suo chiostro e il campanile gotico, offre un angolo di silenzio e bellezza. Sui bastioni spiccano la Torre dell’Espero Reial e la Torre di Sulis, antiche sentinelle di pietra da cui si godono splendidi scorci sul mare e sui tramonti infuocati della Riviera del Corallo.
Le mura che abbracciano il centro storico sono uno dei tratti più iconici di Alghero. Un tempo difendevano la città dalle incursioni via mare, oggi sono un incredibile balcone panoramico affacciato sul Mediterraneo. Camminare lungo i bastioni, tra cannoni, torri e scorci di mare, è una delle esperienze più piacevoli da fare in città, soprattutto al tramonto, quando il cielo si tinge di rosa e arancio.
Il Bastione Marco Polo e il Bastione della Maddalena sono tra i punti più suggestivi: da qui si ammirano le barche attraccate in porto, il profilo di Capo Caccia in lontananza e il centro storico alle proprie spalle. È il luogo ideale per una passeggiata lenta, una fotografia o un aperitivo vista mare.
Il litorale di Alghero è una successione di spiagge e calette che sembrano disegnate per una cartolina. A pochi minuti dal centro si trova la Spiaggia di Maria Pia, una lunga distesa di sabbia chiara bordata da una pineta profumata: le sue acque basse e tranquille la rendono perfetta per le famiglie. Poco più a nord si apre la scenografica Spiaggia delle Bombarde, una delle più amate dai turisti, con sabbia fine, mare turchese e fondali ideali per lo snorkeling.
Subito dopo, la Spiaggia del Lazzaretto regala un susseguirsi di calette e insenature che alternano rocce e sabbia, perfette per chi cerca angoli più tranquilli. Per chi ama la natura e i paesaggi incontaminati, la Spiaggia di Mugoni, immersa in una fitta pineta e affacciata su acque calme, è l’ideale per una giornata di relax assoluto.
Tra le attrazioni più spettacolari della zona spicca la Grotta di Nettuno, una grande cavità marina che si apre ai piedi delle falesie di Capo Caccia. La grotta è raggiungibile via mare, con le imbarcazioni in partenza dal porto di Alghero, oppure a piedi percorrendo la scenografica scalinata dell’Escala del Cabirol, scavata nella roccia a picco sul mare.
All’interno si viene accolti da un mondo fiabesco fatto di stalattiti, stalagmiti e laghi sotterranei che riflettono le luci creando giochi di colore sorprendenti. È una visita che unisce natura, avventura e meraviglia, adatta sia agli adulti che ai bambini.
Il Parco Naturale di Porto Conte è il grande polmone verde che protegge la costa nord-occidentale di Alghero. Si estende per migliaia di ettari tra falesie, macchia mediterranea, pinete e calette nascoste, ed è l’ideale per chi ama l’escursionismo, la bici o semplicemente le passeggiate nella natura.
Sentieri ben segnalati conducono a punti panoramici spettacolari, da cui si abbracciano con lo sguardo Capo Caccia, Baia di Porto Conte e l’immensa distesa del mare. Nelle aree più interne non è raro avvistare fauna selvatica, tra cui rapaci e piccoli mammiferi, a testimonianza della ricchezza naturalistica di questa zona protetta.
A pochi chilometri da Alghero si trova il Nuraghe Palmavera, uno dei complessi nuragici più affascinanti della Sardegna. Risalente al II millennio a.C., è formato da una torre principale, cortili interni, ambienti abitativi e strutture aggiunte nel corso dei secoli, che permettono di immaginare la vita quotidiana delle comunità nuragiche.
Passeggiare tra le sue pietre antiche, osservare la struttura delle torri e i dettagli architettonici è come compiere un salto nel passato, alla scoperta di una civiltà misteriosa e profondamente legata alla terra e al cielo. La visita al Nuraghe Palmavera completa in modo perfetto un soggiorno ad Alghero, unendo mare, storia e natura in un unico itinerario.
Alghero è una città profondamente legata alle sue tradizioni, molte delle quali riflettono l’eredità catalana.
La Settimana Santa di Alghero è una delle manifestazioni religiose più suggestive della Sardegna. Durante la settimana che precede la Pasqua, si tengono processioni e riti solenni che coinvolgono tutta la comunità.
Il 29 settembre, Alghero celebra il suo patrono, San Michele. Questa festa include eventi religiosi, spettacoli musicali e fuochi d’artificio.
Alghero è famosa per la lavorazione del corallo rosso, che viene utilizzato per creare gioielli e oggetti di grande pregio. Questa tradizione artigianale è un elemento distintivo della città.
Il turismo è la principale risorsa economica di Alghero. La città attira visitatori grazie alle sue spiagge e ai monumenti storici. La pesca, in particolare di aragoste e corallo rosso, è una tradizione che continua a svolgere un ruolo importante nell’economia locale. L’agricoltura, con la produzione di olio d’oliva, miele e vino, è un altro settore rilevante. Alghero è una zona vinicola di grande prestigio, con la produzione di vini come il Cannonau, il Vermentino e il Cagnulari, che rappresentano l’essenza del territorio sardo.
La cucina di Alghero è un perfetto incontro tra tradizione sarda e influenze catalane.
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L’itinerario è adatto sia a chi si muove in auto sia a chi preferisce noleggiare un mezzo in loco, e può essere esteso facilmente aggiungendo giornate extra a Nuoro e in Barbagia.
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