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Storia della Sardegna


La Sardegna è un’isola dalla storia millenaria, forgiata da popoli, invasioni e culture che hanno lasciato un’impronta profonda sul suo territorio. Dalla straordinaria civiltà nuragica ai giudicati medievali, dalle dominazioni aragonesi e spagnole fino all’autonomia regionale del 1948, ogni epoca ha contribuito a modellare un’identità unica nel panorama mediterraneo. Questa guida ripercorre i momenti fondamentali della storia sarda, offrendo una panoramica chiara e completa del suo cammino attraverso i secoli.

Riassunto della Storia della Sardegna

La storia della Sardegna è un viaggio attraverso millenni, segnato dall’arrivo di popoli diversi e da una forte capacità di resistenza. Al centro di questo percorso si trova la civiltà nuragica, fiorita tra il XVI e il III secolo a.C., che ha lasciato in eredità migliaia di nuraghi, simbolo di un popolo indipendente e tenace. Nel VI secolo a.C. iniziarono le prime conquiste straniere: i cartaginesi presero le coste dopo decenni di guerre, mentre l’interno dell’isola rimase a lungo libero.

Con i romani la Sardegna divenne provincia dell’Impero, sfruttata per agricoltura e miniere, ma mai completamente pacificata. Dopo la caduta di Roma arrivarono vandali e bizantini, aprendo un periodo difficile che spinse l’isola verso forme autonome. Nacquero così i giudicati, quattro stati indipendenti che tra X e XI secolo rappresentarono una delle esperienze istituzionali più originali del Medioevo europeo.

Dal XIV secolo iniziò la dominazione aragonese, seguita dagli spagnoli, entrambi ricordati per un duro sistema feudale. Con i Savoia prima e l’Unità d’Italia poi, la Sardegna attraversò una lenta modernizzazione. Il vero riscatto arrivò nel 1948, con lo statuto speciale di autonomia, che pose le basi per la Sardegna contemporanea.


Mappa interattiva delle epoche storiche della Sardegna

Esplora le principali epoche della storia della Sardegna: seleziona un periodo per vedere le aree simboliche sulla mappa stilizzata dell’isola e leggere un breve riepilogo. Puoi usare questa mappa come guida visiva per orientarti tra i paragrafi dell’articolo.

Civiltà nuragica (XVI–III secolo a.C.)

La Sardegna nuragica è l’anima più antica dell’isola: migliaia di torri di pietra, villaggi, pozzi sacri e tombe dei giganti raccontano una civiltà autonoma, organizzata e profondamente legata al territorio. Luoghi simbolo come Su Nuraxi di Barumini mostrano la complessità architettonica di queste strutture, costruite senza malta, che fungevano da fortificazioni, centri di potere e spazi rituali.

In questa fase la Sardegna mantiene una forte indipendenza: le popolazioni nuragiche intrattengono contatti con il resto del Mediterraneo, ma continuano a gestire il proprio spazio interno secondo logiche e tradizioni originali, dando vita a un patrimonio ancora oggi considerato unico al mondo.

La mappa fisica della Sardegna evidenzia alcuni luoghi simbolici legati alle diverse epoche storiche: seleziona un’epoca nella colonna di sinistra per mettere in risalto i punti corrispondenti.

La Civiltà Nuragica: la Sardegna prima della storia

La civiltà nuragica, sviluppatasi tra il XVI e il III secolo a.C., è una delle più misteriose e affascinanti dell’intero Mediterraneo. I nuraghi – oltre 7.000 strutture disseminate su tutto il territorio – testimoniano un’organizzazione sociale complessa, basata su clan, villaggi fortificati e un’economia agro-pastorale avanzata. Le torri troncoconiche, costruite incastrando enormi massi senza malta, richiedevano conoscenze di ingegneria sorprendentemente raffinate.
Accanto ai nuraghi sorgono tombe di giganti, pozzi sacri, templi a megaron e villaggi articolati che rivelano un mondo spirituale profondo e rituali legati all’acqua, alla fertilità e agli astri.
La società nuragica era fortemente autonoma: nonostante l’arrivo di fenici e poi cartaginesi lungo le coste, l’interno dell’isola rimase per secoli indipendente, protetto da una rete di “castelli di pietra” difficili da espugnare.

 

I Cartaginesi: la prima grande conquista

A partire dal VI secolo a.C., la potenza marittima di Cartagine rivolse il proprio interesse verso la Sardegna. Le flotte cartaginesi conquistarono progressivamente le principali città costiere e i porti strategici, imponendo sistemi amministrativi e commerciali nuovi.
Tuttavia, la penetrazione nell’interno fu tutt’altro che semplice. La popolazione nuragica adottò tattiche di guerriglia, sfruttando la perfetta conoscenza del territorio. La conquista della Sardegna durò circa quarant’anni e, anche a conquista avvenuta, Cartagine controllò soprattutto le fasce costiere, mentre l’interno rimase turbolento.
Sotto i cartaginesi si svilupparono agricoltura e metallurgia, introdussero nuove tecniche di irrigazione e rafforzarono i commerci nel Mediterraneo, ma il dominio fu sempre fragile e contestato.

I Romani: la provincia mai del tutto pacificata

Nel 235 a.C., dopo la Prima Guerra Punica, Roma prese il controllo dell’isola, trasformandola in una provincia imperiale. La resistenza sarda, abituata a fronteggiare invasori, non si placò subito: rivolte e insurrezioni proseguirono per decenni.
Una volta stabilito il dominio, Roma potenziò la produzione agricola, sfruttò le miniere dell’Iglesiente, sistemò la rete viaria e fondò municipi che favorirono un lento processo di romanizzazione.
Eppure, la Sardegna restò un territorio periferico, difficile da amministrare e spesso usato come luogo di confino. Nonostante ciò, il periodo romano segnò la nascita delle prime città stabili, dell’uso del latino e dell’inserimento dell’isola nelle rotte commerciali imperiali.



Vandali e Bizantini: secoli di instabilità

Alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la Sardegna passò brevemente sotto il dominio dei Vandali, che ne compresero soprattutto il valore strategico sul piano marittimo.
Nel 553 l’isola fu riconquistata dai Bizantini, che però non riuscirono a stabilire un governo solido: le continue incursioni saracene, la cattiva amministrazione e l’enorme distanza da Costantinopoli resero il controllo fragile.
Questo lungo periodo di instabilità contribuì alla nascita di forme di autogoverno locale e alla progressiva emancipazione dell’isola dall’impero d’Oriente.

I Giudicati: un Medioevo indipendente e originale

Tra il X e l’XI secolo nacquero i quattro giudicati di Cagliari, Torres, Arborea e Gallura, veri e propri stati autonomi, ciascuno retto da un “giudice” dotato di poteri politici, militari e giudiziari.
Questa divisione rappresentò uno dei fenomeni più singolari del Medioevo europeo: mentre altrove feudalesimo e signorie si moltiplicavano, la Sardegna sviluppò un sistema centralizzato, stabile e basato su codici giuridici moderni.
I giudicati furono protagonisti di alleanze, scontri interni e relazioni internazionali. Il più longevo e resistente fu quello di Arborea, che grazie a figure come Eleonora d’Arborea riuscì a preservare a lungo l’indipendenza dell’isola dalle potenze straniere.

Pisani e Genovesi: secoli di lotte sul mare

La posizione strategica della Sardegna spinse le repubbliche marinare di Pisa e Genova a contendersi il controllo dell’isola. A partire dall’XI secolo, le due potenze intervennero negli affari interni dei giudicati, utilizzando la lotta contro i pirati saraceni come pretesto.
Le rivalità provocarono scontri armati, alleanze temporanee e la progressiva erosione dell’autonomia locale. Pisa riuscì a instaurare un dominio solido in molte aree costiere e a introdurre fortificazioni, chiese romaniche e un’intensa attività commerciale.

Gli Aragonesi: feudalesimo e resistenza

Nel 1324 gli Aragonesi, alleati del papato, conquistarono la Sardegna avviando un periodo di forte oppressione feudale. I sardi, privati di autonomia e diritti, insorsero più volte, guidati dai giudici arborensi nelle ultime fiammate del giudicato di Arborea.
La figura di Eleonora d’Arborea e della sua Carta de Logu, avanzatissimo codice legislativo, rappresenta una delle pagine più luminose della storia sarda.
La definitiva sconfitta dell’indipendenza avvenne a Macomer nel 1478, segnando la fine dei giudicati.

La dominazione spagnola: tasse, carestie e isolamento

Con l’unione della Spagna nel 1479, la Sardegna entrò a far parte dell’Impero spagnolo. Il dominio fu pesante: tassazione elevata, poca attenzione all’economia locale, potere in mano a nobili e viceré. Non mancarono rivolte – come quella di Giovanni Maria Angioy nel Settecento – tutte represse. L’isola rimase povera, isolata e priva di infrastrutture moderne.

I Savoia: abolizione del feudalesimo e lenta modernizzazione

Nel 1720 la Sardegna fu ceduta ai Savoia, divenendo parte del Regno di Sardegna. Inizialmente i Savoia mantennero il sistema feudale, aggravando le condizioni di vita della popolazione.
Solo nel 1836 Carlo Alberto abolì il feudalesimo, ponendo le basi per una graduale modernizzazione.
Nel 1847, con la “fusione perfetta”, la Sardegna fu integrata pienamente nel sistema amministrativo piemontese, rinunciando ai residui di autonomia ma ottenendo pari dignità nel regno.

Unità d’Italia e Autonomia Moderna

Con l’Unità d’Italia nel 1861, l’isola divenne parte del nuovo Stato nazionale. Le condizioni economiche rimasero però difficili: povertà rurale, mancanza di infrastrutture, emigrazione e isolamento geografico continuarono per decenni.
Il vero punto di svolta arrivò nel 1948, quando la Sardegna ottenne lo Statuto Speciale di Autonomia, riconoscendo ufficialmente la diversità linguistica, culturale ed economica dell’isola.
Da allora la Sardegna ha conosciuto periodi alterni di crescita e crisi, affrontando temi come lo spopolamento interno, la tutela dell’ambiente e la valorizzazione delle proprie radici culturali.

Date Fondamentali della Storia della Sardegna

  • XVI–III secolo a.C. – Fioritura della Civiltà Nuragica e costruzione dei nuraghi.
  • 510 a.C. – Conquista cartaginese delle coste dell’isola.
  • 235 a.C. – Inizio del dominio romano dopo la Prima Guerra Punica.
  • V–VI secolo – Arrivo dei Vandali e successiva conquista bizantina.
  • X–XI secolo – Formazione dei quattro Giudicati: Cagliari, Torres, Arborea, Gallura.
  • 1324 – Conquista aragonese e imposizione del sistema feudale.
  • 1479 – Inserimento della Sardegna nel Regno di Spagna.
  • 1720 – Passaggio sotto i Savoia e avvio dell’integrazione nel Regno di Sardegna.
  • 1836 – Abolizione del feudalesimo da parte di Carlo Alberto.
  • 1861 – Unità d’Italia: la Sardegna entra nel nuovo Stato italiano.
  • 1948 – Approvazione dello Statuto Speciale di Autonomia.
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