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La storia della Romania è un percorso complesso e affascinante che attraversa millenni di invasioni, dominazioni e rinascite culturali. Situata in una posizione strategica tra Europa centrale, Balcani e Mar Nero, la Romania ha assorbito influenze latine, slave, ottomane e austro-ungariche, mantenendo però una forte identità linguistica e culturale. Dai Daci romanizzati alle monarchie moderne, dall’esperienza comunista alla transizione democratica, il passato romeno racconta una continua capacità di adattamento e resistenza.
La Romania affonda le sue radici nell’antica civiltà dei Daci, conquistati dall’Impero Romano nel II secolo d.C., evento che diede origine alla base latina della lingua e della cultura romena. Dopo il ritiro romano, il territorio fu attraversato per secoli da popolazioni migratorie, fino alla formazione dei principati medievali di Valacchia, Moldavia e Transilvania. Tra Medioevo ed età moderna, la regione subì forti pressioni ottomane, asburgiche e russe, mantenendo tuttavia una parziale autonomia. Il XIX secolo segnò il risveglio nazionale e l’unione dei principati, mentre il XX secolo fu dominato dalla nascita della Grande Romania, dalle guerre mondiali e dal regime comunista. La caduta di Ceaușescu nel 1989 aprì una nuova fase democratica, ancora oggi in evoluzione.
Nel I secolo a.C., i territori dell’attuale Romania erano abitati dai Daci, popolazione di origine traco-illirica organizzata in un potente regno sotto Burebista e, successivamente, sotto il re Decebalo. Dopo una lunga resistenza, l’imperatore Traiano condusse due campagne militari decisive (101-102 e 105-106 d.C.) che portarono alla conquista della Dacia. Il suicidio di Decebalo segnò la fine dell’indipendenza dacica e l’inizio di un’intensa romanizzazione: insediamenti urbani, strade, miniere e l’uso del latino lasciarono un’impronta profonda e duratura, fondamentale per la futura identità romena.
Nel 271 d.C. l’Impero Romano si ritirò ufficialmente dalla Dacia a causa della pressione militare, ma la popolazione romanizzata rimase in larga parte sul territorio. Nei secoli successivi, Goti, Unni, Gepidi, Avari e Slavi attraversarono la regione, seguiti da Cumani e Tatari. Questo lungo periodo non fu solo di distruzione, ma anche di fusione culturale, durante il quale si consolidarono elementi linguistici e sociali che caratterizzano ancora oggi la Romania.
Tra il XIII e il XIV secolo emersero tre entità politiche principali: Valacchia, Moldavia e Transilvania. Quest’ultima rimase sotto l’influenza del Regno d’Ungheria, mentre Valacchia e Moldavia riuscirono a mantenere una relativa autonomia come stati vassalli dell’Impero Ottomano. Figure storiche come Vlad III l’Impalatore e Stefano il Grande incarnarono la resistenza militare e simbolica contro l’espansione turca, diventando pilastri della memoria nazionale.
Nel XVIII secolo, l’Impero Ottomano affidò il governo di Moldavia e Valacchia ai Fanarioti, aristocratici greci di Costantinopoli. Questo periodo fu caratterizzato da pesante fiscalità, corruzione e perdita di autonomia, ma anche da riforme amministrative e culturali. Parallelamente, Austria e Russia ampliarono la loro influenza, sottraendo territori e ponendo le basi per i futuri conflitti geopolitici.
Il XIX secolo segnò la rinascita dell’identità romena, sostenuta da intellettuali e movimenti liberali. Nel 1859 Moldavia e Valacchia elessero lo stesso principe, Alexandru Ioan Cuza, evento che portò alla nascita dello Stato romeno moderno. L’indipendenza dall’Impero Ottomano fu riconosciuta nel 1878, mentre la Transilvania rimase sotto l’Impero austro-ungarico fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Nel 1918, con la dissoluzione degli imperi centrali, la Romania raggiunse la sua massima estensione territoriale, includendo Transilvania, Bucovina e Bessarabia. Questo periodo vide una forte crescita culturale ma anche profonde disuguaglianze sociali, instabilità politica e l’ascesa di movimenti nazionalisti estremi.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Romania entrò nella sfera d’influenza sovietica e divenne una repubblica popolare. Nicolae Ceaușescu, al potere dal 1965, tentò una politica estera autonoma ma instaurò un regime autoritario, segnato da repressione, culto della personalità e crisi economica. Nel dicembre 1989 una rivolta popolare portò alla sua caduta e alla fine del comunismo.
Dal 1989 la Romania ha affrontato una difficile transizione verso la democrazia e l’economia di mercato. L’ingresso nella NATO nel 2004 e nell’Unione Europea nel 2007 ha rappresentato una svolta storica, pur lasciando aperte sfide legate a corruzione, sviluppo economico e coesione sociale.