Regioni d'Italia - Sardegna dati generali aspetto fisico clima

Capoluogo Sardegna
Cagliari
Capoluoghi di provincia
Cagliari (CA), Carbonia (Sud - Sardegna) (SU)
Nuoro (NU), Oristano (OR), Sassari (SS).
Altre Città
Alghero - Lanusei - Olbia - Quartu Sant'Elena
Tempio Pausania - Tortolì - Sanluri
Selargius - Villacidro
Superficie
24.090 km²
popolazione
1.670.000 abitanti circa.
densità
69,3 ab./ km²
PIL regionale
33.600 Mln di Euro

La conformazione fisica della Sardegna offre una grande varietà di aspetti; per questo si può dire che l'isola sia un piccolo continente. Essa, infatti, è un frammento della Tirrenide, un continente sprofondato in un'era lontanissima.
cartina sardegna fisica La Sardegna è una regione di alte terre (montagne 14%, colline 68%). I rilievi, dai profili piuttosto orizzontali, quasi mai aspri, come è proprio delle terre di antichissima origine, raramente sono costituiti da catene mentre vedono il predominio di massicci e altipiani, più o meno isolati l’uno dall’altro dai solchi segnati dai fiumi e da avvallamenti. Il rilievo, assai confuso, appare diviso, nel senso della latitudine, in due settori dalla Piana del Campidano; un’altra evidente distinzione si può fare fra la zona orientale, montuosa, e la occidentale, in prevalenza collinare e con tratti di pianura abbastanza estesi. La zona montuosa nord-orientale (Gallura), dalle rocce di granito modellate in mille strane forme dagli agenti atmosferici, culmina nel monte Limbara (m 1362); verso occidente il Logudoro ha forme più dolci: altipiani ondulati, di natura lavica, colline, monti conici di modesta altitudine. Scendendo verso il cuore della regione si incontra un abbozzo di catene, che tagliano l’isola diagonalmente con questo allineamento da sud-ovest a nord-est: il Monte Ferru, il maggior apparato vulcanico dell’isola, la catena del Marghine, i monti del Goceano, i monti di Alà. Questi ultimi e il Monte Albo limitano, rispettivamente a nord e a sud, l'altipiano di Buddusò. Anche l’altitudine di questa seconda serie di rilievi si mantiene modesta: poche cime superano i 1200 m. La sezione centro-orientale è la più elevata della regione: rilievi più tormentati e forati da fittissime grotte accanto ad alte ed estese groppe si affollano attorno al massiccio del Gennargentu, che ha la massima altitudine nella Punta La Marmora (m 1834). Essi continuano fino al golfo di Cagliari, separati da larghi avvallamenti, con i rilievi del Sarcidano, una serie di altipiani dalle pareti ripide e dalla cima appiattita a forma di tavola, resti di colate laviche, che localmente sono detti giare (la giara di Gesturi, di Serri) e, a sud del Flumendosa, con i rilievi del Sàrrabus (Punta Serpeddi, m 1069; Monte dei Sette Fratelli, m 1023).
A sud-ovest del Campidano sono i monti dell’Iglesiente e del Sulcis, terre fra le più antiche d’Italia per formazione geologica e le più ricche di giacimenti minerari; la loro altitudine è modesta: la cima più elevata, il Monte Linas, raggiunge i 1236 m, ma in genere i rilievi, digradanti verso sud, sfiorano appena i 1000 m. Le colline si affollano un po’ attorno a tutti i gruppi e massicci montuosi che abbiamo nominato e costituiscono, poi, il paesaggio predominante di vaste aree della metà occidentale dell’isola, nelle sub-regioni che hanno nome Narra, Anglona, Meilogu, Arborea, Marmitta.
La pianura più vasta, il Campidano, è una fossa tettonica che attraversa in diagonale il sud dell’isola, dal golfo di Oristano a quello di Cagliari, con una lunghezza di circa 100 km e una larghezza media di 20. Altri lembi di pianura, sempre aperti verso il mare, si stendono attorno alle foci dei fiumi: la piana del Tirso o Campidano di Oristano, che continua a nord-ovest la più estesa pianura sarda; la piana di Sassari, che si estende fra il Logudoro e le colline della Nurra nord-occidentale; la pianura costiera del basso Sulcis, di fronte alle isole di S. Pietro e di S. Antioco.
L’aspetto delle coste è il più vario che si possa immaginare. Alcuni tratti si presentano bassi e sabbiosi, chiazzati di piccoli laghi, molto meno numerosi e estesi di un tempo dopo i lavori di bonifica, ma la maggior parte dei 1400 km di costa è alta e dirupata. La costa settentrionale, da capo Falcone a capo Testa, dopo un primo tratto basso e sabbioso lungo il golfo dell'Asinara, è molto articolata lungo il bordo che limita a nord la Gallura. La costa orientale è compresa tra il capo Testa e il capo Carbonara. Il tratto iniziale è una delle più attraenti costiere italiane (Costa Smeralda), incisa da numerosissime piccole frastagliature, aperte nelle rocce di granito, simili alle rias spagnole, con tante cale e calette che servono da approdo alle piccole imbarcazioni e l’acqua marina che si infiltra limpidissima tra le minuscole insenature: i golfi di Arzachena, di Olbia, degli Aranci. La costa è fronteggiata da un arcipelago di numerose isole: Maddalena, Caprera, Tavolara, Molara. A sud del capo Cornino la costa ha andamento più lineare, con una sola grande insenatura, il golfo di Orosei; sono famose, in questo tratto del litorale sardo, le scogliere rosse di Arbatax. La costa meridionale, alta alle due estremità, presenta al centro l’ampia curvatura del golfo di Cagliari, orlata di belle spiagge; è compresa tra i due limiti di capo Carbonara e di capo Teulada. La costa occidentale, bassa e ancora in parte acquitrinosa attorno all’ampio golfo di Oristano, è per il resto alta e dirupata; fra le rientranze sono notevoli, oltre quello già nominato, i golfi di Palmas e di Alghero. Nell'angolo di sud-ovest sono le isole di S. Pietro e di S. Antioco, collegata, quest’ultima, da un istmo alla terraferma.
I fiumi sono alimentati quasi esclusivamente dalle acque piovane; poiché le piogge cadono generalmente solo d’inverno, avviene che in questa stagione i corsi d’acqua abbiano piene talvolta paurose, mentre per lunghi periodi dell’anno sono quasi del tutto asciutti. Per moderare e sfruttare la spinta delle acque nel tempo delle piene, si sono costruite in alcuni fiumi grandiose opere di sbarramento. Esse svolgono una triplice funzione: sono riserve d’acqua per l’irrigazione nei lunghi periodi di siccità; serbatoi per la produzione d’energia elettrica; regolatori del flusso delle acque che, a causa dei terreni impermeabili, per secoli nei periodi delle piogge e delle piene finivano disordinate nelle terre basse formando paludi infestate dalla malaria e impedendo le colture agricole.
II corso d’acqua più lungo è il Tirso (km 150), che scende dall’altipiano di Buddusò e sfocia nel golfo di Oristano, dopo aver formato il lago artificiale Omodeo, uno dei maggiori d’Europa, con una superficie di kmq 22. Un fiume del versante settentrionale è il Coghinas (km 123), formato da due rami sorgentiferi che scendono l'uno dalla catena del Marghine, l’altro dall'altipiano di Buddusò: dove essi si incontrano, una diga alta 56 m sbarra le acque formando un lago artificaie capace di 254 milioni di metri cubi d'acqua. Dal gruppo montuoso del Gennargentu scende il Flumendosa (km 122) dirigendosi verso la costa orientale: nel suo alto e medio corso forma due grandi bacini artificiali. Ha le sorgenti nei rilievi del Sarcidano il Flumini Mannu, che attraversa il Campidano e, ricevute le acque del Cixerri, sfocia nello stagno di S. Gilla, presso Cagliari. Fiume minore è il Temo (versante ovest). Numerosi sono gli altri laghi artificiali nell’isola; ricordiamo il Mulargia, il Liscia e il Cuga. Il maggiore degli stagni costieri, un tempo assai più estesi e numerosi, è il Cabras, prossimo al golfo di Oristano.
Clima - Il clima della Sardegna può essere definito in linea di massima mediterraneo; vi sono tuttavia sensibili variazioni nell'interno dell'isola, via via che aumenta l'altitudine, e sulla costa occidentale fortemente battuta dai venti provenienti dall'Atlantico, quali il maestrale e il ponente. Durante il periodo estivo imperversano invece i venti subtropicali che provocano siccità. La temperatura è mite nei mesi invernali, con una media di 8-10 °C sulle coste e 5-6 °C nell'interno fino a 800 m; l'estate è calda ovunque, ma con forti escursioni termiche. Per quanto riguarda il regime delle precipitazioni, le piogge risultano scarse sulle coste e abbondanti nell'interno solo nelle zone più alte. La massima piovosità si concentra alla fine dell'autunno e alla fine dell'inverno, intervallata da un periodo asciutto, detto "le secche di gennaio". Il volume medio annuo è di 770 mm, con un minimo di 450 sulle coste e un massimo di 1400-1500 nei massicci del Gennargentu e del Limbara.
Flora e fauna - Gli incendi boschivi, molto spesso dolosi, e il pascolo millenario hanno profondamente condizionato il paesaggio vegetale dell'isola. L'aspetto originario della Sardegna era caratterizzato dalla presenza di un'enorme foresta mediterranea, con boschi di lecci e sugheri che la ricoprivano quasi interamente. Di quella foresta è rimasto oggi solo il sottobosco di cisto, oleandro, corbezzolo, euforbia, ginestra, mirto, olivastro, con cespugli odorosi di rosmarino e di lavanda. Si tratta infatti di piante che ricrescono già poche settimane dopo l'incendio; il pascolo porterà poi a uno stadio di ulteriore degradazione, al quale sopravviveranno solo le specie aromatiche non gradite agli animali come gli elicrisi e i cisti che formano la "garriga". Sottoposta a un pascolo ancora più intensivo la vegetazione dà origine alla steppa di graminacee (glauco, asfodelo). Attualmente, i boschi, molto rari, si trovano soltanto nei monti del Limbara, dove si innalzano i più bei sughereti dell'isola, e nel Gennargentu, dove si hanno castagneti e noccioleti. Nella Nurra tipica è la palma nana.
Per quanto riguarda la fauna, si può constatare la presenza di alcune specie esclusive dell'isola, quali il muflone, un tipo di pecora selvatica, e la foca monaca che sopravvive lungo la costa occidentale (grotta del Bue Marino a Cala Gonone). Mancano al contrario alcune specie che si sono diffuse abbondantemente nel resto d'Italia, come il lupo, il tasso, la talpa. Tra i rettili spicca l'assenza della vipera e di altri serpenti velenosi.