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Circondata dalle montagne di Santa Catalina, Tucson si presenta come un'oasi nel deserto dell'Arizona. La città offre una combinazione unica di fascino storico, cultura e bellezze naturali, rendendola una destinazione ideale per turisti. Tucson è un centro di distribuzione di prodotti agricoli, bestiame e latticini, oltre a vantare ricche miniere di rame. Le sue industrie producono missili, apparecchiature elettroniche, acciaio, vernici, sapone e abbigliamento. Il clima caldo e secco la rende anche un centro turistico e di villeggiatura.
Storia e cultura
Gli elementi più interessanti della città si concentrano intorno al campus della University of Arizona e al centro storico. I quartieri Barrio e El Presidio offrono un tuffo nel passato. El Presidio occupa la zona in cui sorgeva la fortezza spagnola, con molti edifici storici adibiti a ristoranti, negozi e uffici. Il Barrio Historic District vanta case di mattoni cotti dai colori vivaci e l'altare dei desideri di El Tiradito. Il campus della University of Arizona ospita diversi musei, tra cui il Tucson Museum of Art, con la sua collezione di arte moderna e occidentale, e il Flandrau Science Center and Planetarium. Appena fuori città si trova l'Old Tucson Studios, un parco a tema western utilizzato come set cinematografico a partire dal 1939. Il Saguaro National Monument, la Coronado National Forest e il Tucson Mountain Park offrono la possibilità di ammirare la flora e la fauna selvatica del deserto.
Il villaggio indiano di Stjukshon occupava la zona quando, alla fine del XVII secolo, vi giunse il gesuita Eusebio Kino, che vi fondò la missione di San Xavier del Bac. Nel 1776 vi era stata costruita una postazione militare spagnola. La regione passò agli Stati Uniti nel 1853, e dal 1867 al 1877 Tucson fu capitale del territorio dell'Arizona. L'arrivo della ferrovia Southern Pacific (1880) e la scoperta di vicini giacimenti di rame e argento assicurarono la sua prosperità.
L'Arizona conta su numerosi parchi nazionali, tra essi il Parco Nazionale del Gran Canyon, lo Scenic Lake Powell, il lago artificiale più grande degli Stati Uniti, la Petrified Forest National Park, questa foresta fossile preistorica è una delle più insolite bellezze dell'Arizona, ed il deserto di Sonora. Tra le meraviglie naturali di questo stato, la Monument Valley occupa un posto speciale.
Nel cuore dell'Arizona, dove il deserto regna sovrano, si trova il Petrified Forest National Park, un parco nazionale che custodisce una delle meraviglie più insolite del pianeta: una foresta fossile preistorica. Risalente a circa 225 milioni di anni fa, quando l'Arizona era un'area lussureggiante ricoperta da foreste, il parco ospita oggi tronchi d'albero pietrificati di dimensioni colossali, alcuni lunghi fino a 60 metri e con un diametro di oltre 3 metri.
Passeggiando tra i sentieri del parco, ci si imbatte in queste straordinarie sculture naturali, che assumono forme e colori spettacolari, dal giallo ocra al rosso intenso, al nero. La loro presenza silenziosa evoca un'epoca lontana, quando la terra era abitata da creature preistoriche e il clima era completamente diverso.
Oltre ai tronchi pietrificati, il parco offre altri spunti di interesse. Il Rainbow Forest Museum presenta una collezione di fossili e reperti archeologici, mentre il Painted Desert è un'area desertica caratterizzata da calanchi dai colori vivaci, creati da strati di rocce sedimentarie.

Situata al confine con lo Utah, la Monument Valley si estende per oltre 300 chilometri quadrati di deserto arido e affascinante. Il parco è famoso per le sue iconiche guglie rocciose, scolpite dal vento e dalle intemperie nel corso di milioni di anni.
Queste formazioni, che si ergono maestose dal suolo sabbioso, assumono forme evocative: il Mitten, il Merrick Butte, il John Ford's Point, solo per citarne alcuni. La loro silhouette inconfondibile ha reso la Monument Valley un simbolo inconfondibile del West americano, immortalato in innumerevoli film e western. Oltre alle guglie, la Monument Valley offre altri spunti di interesse. Il parco ospita infatti antiche rovine Anasazi, risalenti a più di 1000 anni fa, e petroglifi che raccontano la storia dei popoli che hanno abitato questa terra. Un'esperienza imperdibile per chi visita la Monument Valley è il tour in jeep, che permette di esplorare la valle da vicino e di ammirare la bellezza dei suoi paesaggi da diverse angolazioni. Al tramonto, quando la luce del sole colora le rocce di sfumature calde e intense, la Monument Valley si trasforma in un luogo magico e surreale. Il silenzio del deserto è rotto solo dal vento che sibila tra le guglie, creando un'atmosfera di pace e di contemplazione. La Monument Valley è una destinazione ideale per gli amanti della natura e del trekking. I sentieri che si snodano tra le rocce offrono la possibilità di immergersi completamente in questo ambiente unico e di vivere un'esperienza indimenticabile. Ed il Painted Desert (deserto dipinto), che corre per tutta la lunghezza della foresta pietrificata, costituito da strisce di sabbia colorata e da rocce che assumono tonalità di blu e rosso nell'arco della giornata.
Veduta panoramica del Grand Canyon, una delle meraviglie naturali più iconiche del pianeta
Il Grand Canyon è uno dei più grandi e affascinanti spettacoli naturali del mondo, attirando ogni anno milioni di visitatori desiderosi di ammirare le sue immense gole, i paesaggi mozzafiato e la straordinaria storia geologica scolpita nelle sue rocce. Scavato dal fiume Colorado nel corso di milioni di anni, il canyon non è solo una meraviglia visiva, ma anche un’area di enorme importanza scientifica, culturale e naturalistica.
L’esplorazione europea del Grand Canyon iniziò nel 1857 con Joseph Ives, che risalì il fiume Colorado fino al Lago Mead e continuò via terra. Nel suo diario, Ives scrisse che questa meraviglia “non sarebbe mai stata esplorata dagli uomini” — un’affermazione ironica se si pensa che oggi oltre 4 milioni di visitatori lo esplorano ogni anno. Le sue descrizioni accese accesero l’interesse della comunità scientifica dell’epoca.
Nel 1869, la spedizione guidata dal maggiore John Wesley Powell percorse per la prima volta in barca il fiume Colorado attraverso il canyon. Powell, geologo e avventuriero, documentò con rigore scientifico il paesaggio e le forze naturali che lo avevano formato, fornendo dati fondamentali per gli studi successivi. Ancora oggi, i punti panoramici e i sentieri portano il suo nome in omaggio.
Descrivere il Grand Canyon è quasi impossibile: la gola si estende per 443 chilometri, con una profondità media di oltre 2.100 metri e una larghezza che varia da 200 metri a 30 chilometri. È il risultato di milioni di anni di erosione del fiume Colorado e dell’innalzamento del Plateau del Colorado, una cronaca geologica che abbraccia più di due miliardi di anni. Ogni strato di roccia rivela un frammento della storia del pianeta.
Il parco include ecosistemi che spaziano dai deserti aridi ai boschi di conifere. Le differenze di altitudine tra North e South Rim creano microclimi molto diversi: mentre il bordo nord è umido e ricoperto di foreste, il sud è più secco e desertico. Si contano oltre 1.500 specie di piante e più di 350 specie di uccelli. L’aquila di mare dalla testa bianca e il falco pellegrino sono tra gli avvistamenti più emozionanti.
Il South Rim è la zona più accessibile e turistica, raggiungibile da Flagstaff o Williams tramite la Highway 180 o la Highway 64. Il North Rim, aperto solo da maggio a ottobre, offre un’esperienza più tranquilla e panoramica, ma si trova a oltre 300 km di distanza in auto. I due versanti sono collegati da sentieri e strade interne percorribili in diversi giorni.
Tra i punti più spettacolari: Bright Angel Point, Yavapai Point e Desert View Watchtower, progettata dall’architetta Mary Colter. Gli escursionisti possono avventurarsi lungo la Bright Angel Trail o la South Kaibab Trail, che scendono fino al Colorado River offrendo scorci epici. Le escursioni complete richiedono due giorni con pernottamento al Phantom Ranch.
Il Grand Canyon è una lezione vivente di geologia. I suoi strati rocciosi — calcari, arenarie e scisti — documentano ere che vanno dai 2 miliardi ai 230 milioni di anni fa. La base è composta da antiche rocce metamorfiche, mentre le parti superiori raccontano l’era dei dinosauri. È un museo naturale a cielo aperto, studiato da geologi di tutto il mondo.
La fauna è altrettanto varia: bighorn, puma, cervi, coyote e più di 40 specie di rettili popolano il parco. Nelle notti estive, il cielo sopra il canyon è tra i più limpidi degli Stati Uniti, ideale per l’osservazione astronomica.
Dichiarato Monumento Nazionale nel 1908 e Parco Nazionale nel 1919, il Grand Canyon è anche Patrimonio Mondiale UNESCO dal 1979. Il National Park Service gestisce oggi con attenzione il flusso turistico per preservarne la biodiversità e mitigare gli effetti del cambiamento climatico e del sovraffollamento. L’obiettivo è mantenere intatto questo equilibrio millenario tra uomo e natura.
Il Deserto di Sonora, situato nel sud-ovest degli Stati Uniti e nel nord-ovest del Messico, si estende per circa 311.000 chilometri quadrati, offrendo una varietà di paesaggi mozzafiato. Dune di sabbia dorate si alternano a distese di cactus saguaro, creando un panorama iconico che si tinge di colori caldi al tramonto. Formazioni rocciose dalle forme uniche, modellate dal vento e dal tempo, punteggiano il deserto, creando un'atmosfera suggestiva e selvaggia. Le temperature estreme caratterizzano il clima del Deserto di Sonora, con giornate assolate che raggiungono temperature elevate e notti fresche e limpide. Nonostante l'aridità, questo deserto ospita una biodiversità unica al mondo. La flora e la fauna si sono adattate mirabilmente alle condizioni difficili, sviluppando caratteristiche specifiche per sopravvivere alla scarsità d'acqua.
Tra le creature che popolano il deserto di Sonora troviamo il coyote, un predatore abile e adattabile, il serpente a sonagli, noto per il suo caratteristico sonaglio e il veleno letale. Innumerevoli altri animali, come insetti, rettili e roditori, completano l'ecosistema di questo deserto, creando una catena alimentare complessa e affascinante.
Esplorare questo deserto significa immergersi in un mondo di contrasti, dove la vita trova il modo di prosperare in un ambiente apparentemente inospitale. Il Deserto di Sonora è un luogo di grande bellezza e mistero, un'oasi di biodiversità che ci ricorda la forza e la resilienza della natura.
Nell’estremo sud-est dell’Arizona, vicino al confine con il New Mexico, il Chiricahua National Monument è un labirinto naturale di pinnacoli, torri e “hoodoo” scolpiti da antiche eruzioni vulcaniche e milioni di anni di erosione. È una meta ancora poco battuta rispetto ai grandi classici dello Stato, ma regala scenari fiabeschi e sentieri spettacolari. Il percorso più iconico è il Echo Canyon Loop (circa 5 km), che attraversa passaggi stretti tra pareti rocciose e punti panoramici come Inspiration Point. Concediti almeno mezza giornata: la strada panoramica Bonita Canyon Drive sale fino a Massai Point, balcone naturale con viste a 360° sulla “Wonderland of Rocks”. Primavera e autunno sono i periodi ideali: temperature gradevoli e luce radente che esalta i colori delle rocce. Presso il Visitor Center trovi mappe, info sui trail e aggiornamenti meteo: l’area è remota, porta sempre scorte d’acqua e controlla le condizioni delle strade.
Nel cuore della Navajo Nation, il Canyon de Chelly National Monument unisce bellezza paesaggistica e forte identità culturale. Le gole gemelle di Canyon del Muerto e Canyon de Chelly custodiscono rovine ancestrali Ancestral Puebloan, pittogrammi e fattorie tuttora abitate da famiglie Navajo. Dalla South Rim Drive e dalla North Rim Drive puoi fermarti a diversi overlook: Junction Overlook, White House Overlook e Spider Rock Overlook, con l’inconfondibile monolite alto circa 240 metri. Per scendere sul fondo del canyon, l’opzione migliore (e culturalmente più rispettosa) è un tour guidato con una guida Navajo: oltre a fotografie perfette, avrai racconti e prospettive che trasformano la visita in un incontro autentico con il territorio. Ricorda che si tratta di terra tribale: segui le regole locali, non entrare in aree private e chiedi sempre permesso prima di fotografare persone o abitazioni.
A sud-ovest di Tucson, lungo il confine con il Messico, l’Organ Pipe Cactus National Monument protegge uno degli ecosistemi desertici più intatti del Sonoran Desert. Qui cresce l’omonimo organ pipe cactus, quasi assente nel resto degli Stati Uniti. Le piste panoramiche Ajo Mountain Drive e Puerto Blanco Drive (verifica sempre le condizioni e l’accessibilità) portano in vallate remote tra cactus saguaro, cholla e ocotillo. È un paradiso per il desert photography: cieli limpidi, tramonti accesi e, in primavera, fioriture sorprendenti. Viaggia all’alba o nel tardo pomeriggio, con acqua abbondante, cappello e protezione solare: il caldo può essere intenso. La remoticità è parte del fascino — pianifica bene i rifornimenti.
Per un cambio totale di scenario, verso sud-est, il Kartchner Caverns State Park offre un mondo sotterraneo fatto di sale gocciolanti e concrezioni attive tra le più spettacolari del Sud-Ovest. Le visite sono solo guidate per preservare l’equilibrio dell’ambiente: prenotare in anticipo è altamente consigliato, soprattutto nei weekend e in alta stagione. Le “stanze” più celebri sono la Throne Room e la Big Room, con stalattiti e stalagmiti che sembrano architetture gotiche. All’esterno trovi un piccolo museo, sentieri naturalistici e aree picnic: perfetto per un’escursione di mezza giornata con bambini o in giornate molto calde (sottoterra la temperatura è costante).
Tra Phoenix e il Flagstaff plateau, Sedona è un mosaico di formazioni rosse, gallerie d’arte e percorsi panoramici. È celebre per i “vortex”, siti naturali che molti considerano luoghi di energia; al di là della dimensione spirituale, i trail regalano viste struggenti, specie al tramonto. Nel vicino Red Rock State Park trovi sentieri facili tra creek, pioppi e le iconiche scogliere vermiglie. Un classico è il Bell Rock & Courthouse Butte Loop, perfetto per un primo contatto coi paesaggi di Sedona.
Per i fotografi, l’ora d’oro su Cathedral Rock è da brividi; chi cerca un trekking più dinamico può puntare al Devil’s Bridge, un arco naturale raggiungibile con un sentiero moderato (parcheggi limitati: valuta le navette stagionali o arriva presto). In città, passeggia tra gallerie, caffè e boutique su Uptown e a Tlaquepaque Arts & Shopping Village. Primavera e autunno sono i periodi migliori (clima mite, colori intensi). In estate, scalda: porta acqua e protezione; in inverno possibili spruzzate di neve sulle rocce, scenografiche ma occhio al ghiaccio sui trail.
Nella zona di Page, il Antelope Canyon è un “slot canyon” famoso per i raggi di luce che penetrano dall’alto e per le pareti levigate color rame. Esistono due aree principali, Upper e Lower: l’Upper è più accessibile e spesso mostra i celebri light beams a mezzogiorno (stagionale), il Lower è un po’ più fisico (scale metalliche) ma altrettanto fotogenico. L’accesso è solo con tour guidati, con prenotazione consigliata con largo anticipo in alta stagione. Porta obiettivi luminosi o smartphone pronti alla scarsa luce, e rispetta i tempi del gruppo (gli slot diventano affollati).
Consigli logistici: prevedi buffer tra un tour e l’altro (traffico e check-in). Se cerchi alternative meno affollate, valuta Canyon X o Secret Canyon (sempre con tour), che offrono un’esperienza simile ma con meno gruppi contemporanei.
A pochi minuti da Page, il Horseshoe Bend è un’ansa perfetta del fiume Colorado che scolpisce un anfiteatro di arenaria: dal parcheggio parte un sentiero semplice (circa 20–25 minuti) che porta al belvedere con parapetti in parte dell’area. Mattina presto e tardo pomeriggio sono i momenti migliori per luci e temperature; al tramonto la folla cresce ma i colori si accendono. Il bordo è esposto: attenzione al vento e all’altezza se viaggi con bambini.
Per uno scatto diverso, prendi in considerazione un tour in barca sul Colorado al di sotto dell’ansa (partenze dell’area Lees Ferry/Colorado River Discovery) o un volo panoramico su Page: prospettive che trasformano una foto “classica” in un ricordo unico.
Nel territorio della Havasupai Tribe, le Havasu Falls sono uno dei luoghi più iconici del Sud-Ovest: cascate turchesi che precipitano in pozze lattiginose per via del travertino, in un canyon rosso remoto a sud del Grand Canyon Village. L’accesso richiede permesso/prenotazione della tribù con pernotto (non sono consentite gite in giornata): i posti vanno esauriti rapidamente all’apertura delle prenotazioni annuali. Il trekking è impegnativo (dislivello, assenza d’ombra in lunghi tratti) e le temperature possono essere elevate: va pianificato con serietà, portando acqua, sali e attrezzatura adeguata.
Una volta nel canyon, oltre alle celebri Havasu Falls puoi raggiungere Mooney Falls (tratto finale esposto con catene e scalette: solo per escursionisti esperti) e Beaver Falls, con terrazze d’acqua color latte-menta. Massimo rispetto per l’ambiente e per le regole tribali: non volare droni, non lasciare tracce, niente bagni in zone vietate. In alternativa, se non riesci a ottenere i permessi o vuoi qualcosa di logisticamente più semplice, valuta Fossil Creek (con permesso giornaliero stagionale) o Grand Falls (le “Chocolate Falls”, spettacolari in primavera dopo le piogge), tenendo d’occhio condizioni e accessi.