√ Africa economia

Le risorse economiche dell'Africa sono strettamente legate alle particolari caratteristiche ambientali (geologiche e climatiche soprattutto) del continente, mentre i modi del loro sfruttamento mostrano la convivenza dei generi di vita tradizionali con le innovazioni, talora traumatiche, portate dal colonialismo. All'antichità delle rocce si deve la ricchezza di giacimenti minerari: oro, diamanti, uranio, rame, manganese, tungsteno, zinco sono particolarmente diffusi nell'Africa australe, nelle alte terre orientali, nel bacino del Congo e nel golfo di Guinea. Le imponenti sedimentazioni mesozoiche che ricoprono le depressioni sahariane sono ricche di fosfati e non mancano (Libia, Algeria) buoni depositi di idrocarburi. Importanti giacimenti petroliferi sono stati recentemente valorizzati anche in Ciad e Sudan, mentre altri paesi dell'Africa occidentale (Nigeria e Angola) hanno legato la propria economia alla produzione di idrocarburi. Altre ricchezze sono offerte dal mondo vegetale, specialmente dalle foreste equatoriali, ricche di essenze pregiate (ebano, palissandro, tek, iroko e simili). Inoltre le fertili terre delle savane arborate e degli altipiani, come pure le aree ricavate dal diboscamento della foresta pluviale sono propizie alle colture tropicali (caffè, cacao, canna da zucchero, banane, cotone, arachidi ecc). Sono queste le risorse che hanno attirato in Africa gli Europei e che hanno dato vita a un'economia basata esclusivamente sul loro sfruttamento intensivo (miniere, piantagioni), favorito dal bassissimo costo della mano d'opera e destinato quasi per intero alle industrie e ai mercati dei Paesi colonizzatori. E sono ancor oggi le risorse sulle quali si basa prevalentemente l'economia dei Paesi indipendenti nati dalle colonie, il cui decollo economico trova nella monocoltura, nel gioco dei mercati internazionali, nella carenza di tecnologie (l'assenza di raffinerie), nella persistente dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento di macchinari e prodotti finiti i freni maggiori a un moderno sviluppo economico. Tale stato di arretratezza è documentato dal fatto che l'Africa partecipa in misura assai bassa alla produzione lorda mondiale. La ricaduta sociale di questa situazione è evidente anche scorrendo gli indicatori di sviluppo umano dell'UNDP che negli ultimi venticinque posti registrano solo paesi africani. L'ultimo quindicennio, segnato da ricorrenti guerre locali e scontri interetnici ha evidenziato poi una lotta per il controllo delle risorse e materie prime (diamanti, coltati...) che ha ulteriormente impoverito la popolazione civile. A questo va aggiunta la grave crisi debitoria che ha colpito molti paesi africani, evidenziando le contraddizioni insite nel sistema economico-finanziario internazionale. In questo quadro si colloca la persistenza di forme di economia arcaiche, di pura sussistenza. Tali l'allevamento, estesamente praticato dalle popolazioni delle savane e delle steppe, che migrano secondo le stagioni nei grandi spazi alla ricerca di pascoli. Tale la povera agricoltura, anch'essa spesso condizionata dalla ricerca di nuove terre da dissodare e minacciata, nelle fasce a clima secco, dall'avanzare rapido della desertificazione.
L'antica cultura di villaggio propria delle comunità tribali, incentrata sulla produzione e lo smercio dei prodotti entro aree ristrette, è crollata di fronte all'avanzare di forme economiche basate su più ampie aree di mercato, gravitanti intorno ai centri maggiori. Di qui e dalla crescente spinta demografica trae origine il trasferimento di masse dai villaggi alle periferie urbane, alla ricerca di nuove improbabili forme di lavoro e di sussistenza.
I dati del reddito lordo annuo per abitante all'interno delle singole unità statali sono i più bassi del mondo e solo la vastità degli spazi e la ancor bassa densità della popolazione consente di garantire una soglia minima di sussistenza, che però denuncia falle crescenti nelle zone meno favorite, seriamente minacciate, e in molti casi duramente colpite, dallo spettro della fame. Da questo quadro si staccano i Paesi mediterranei, ad alcuni dei quali la UE ha conferito il ruolo di Stati associati (in vista anche della creazione di un'area commerciale Euro-med), e la Repubblica Sudafricana, dove l'economia, per tutto il secolo passato saldamente in mano alla minoranza bianca, offre margini di sviluppo interessanti. Nel progetto di sviluppo dell'Africa ventilato da Sudafrica e Libia in seno all'Unione Africana, la ripresa dell'economia continentale dovrebbe passare anche attraverso il consolidamento di aree economiche regionali (come la CEDEAO o la SADC) ma la strada da fare in tal senso appare ancora lunga e irta di ostacoli. Nell'evoluzione delle relazioni socio-economiche si iscrive dunque anche la forte spinta demografica dei Paesi maghrebini e dell'Africa centrale che contribuisce all'incremento delle correnti di emigrazione verso i Paesi europei.