√ Africa Clima

L'estensione quasi simmetrica dell'Africa a nord e a sud dell'equatore è il primo fattore determinante delle peculiari condizioni climatiche del continente, caratterizzate da un'elevata tropicalità e da una regolare successione dei tipi di clima per grandi fasce disposte nel senso della latitudine. Tali fasce sono poi esposte all'alternanza simmetrica dei fenomeni (temperature, pressioni, precipitazioni) negli opposti emisferi, in seguito all'oscillazione della culminazione stagionale del Sole, cosicché all'estate boreale corrisponde l'inverno australe e viceversa. Anche la morfologia, priva di grandi ostacoli orografici, facilita la regolarità di tale distribuzione.
Fattori di relativa diversificazione sono invece determinati dalla maggiore influenza delle masse continentali sull'Africa settentrionale (che è anche assai più estesa) e di quelle oceaniche sull'Africa australe. Per la sua posizione l'Africa è la parte del mondo che registra le temperature medie più elevate. Il suo territorio è quasi interamente compreso fra le isoterme annue di 20°C: ne restano escluse solo le regioni estreme dell'Atlante e del Capo. Le temperature più elevate, unite ad un'alta umidità, interessano ovviamente la zona equatoriale, ma l'equatore termico è spostato più a nord di quello geografico, per l'influenza delle più estese superfici continentali; in compenso le temperature tendono a diminuire più rapidamente verso nord, mentre si mantengono più elevate verso sud. Così pure le escursioni termiche, molto esigue lungo la fascia equatoriale, tendono ad aumentare quanto più ci si allontana dall'equatore e danno luogo ad una differenziazione stagionale sempre più accentuata. Le alte temperature equatoriali creano una fascia di basse pressioni che richiama masse d'aria dalle regioni tropicali: prevalentemente da nord in gennaio e da sud in luglio. D'inverno si instaura infatti sul Sahara un regime di alte pressioni che alimenta correnti d'aria verso sud (tipico il vento harmattan, asciutto e carico di sabbie); durante l'estate boreale, invece, il calore torrido del Sahara genera un campo di basse pressioni che richiama aria dall'equatore. Nell'Africa australe si hanno invece basse pressioni a gennaio (estate australe) e una zona di alte pressioni intorno alla cuspide sudafricana a luglio. Regimi di tipo monsonico si hanno lungo le coste dell'Africa orientale e della Guinea. La dominanza di basse pressioni nel corso dell'anno adduce una forte piovosità alle regioni equatoriali, soprattutto nel golfo di Guinea, nel bacino del Congo e sugli altipiani etiopici. Nella zona intertropicale i massimi di precipitazioni si hanno alla culminazione del Sole allo zenit: questo fa sì che quanto più le due culminazioni sono vicine (fino ad un'unica culminazione solstiziale sulle linee dei tropici), tanto più sensibile si fa l'alternanza fra una stagione piovosa e una siccitosa. Se nella fascia equatoriale le precipitazioni sono pressoché quotidiane (con uno o due massimi: «piccole» e «grandi» piogge), a nord si trapassa bruscamente alla vastissima area siccitosa del Sahara, determinata, come si è visto, dalla forte continentalità e delimitata dall'isoieta di 100 mm annui, mentre a sud le piogge decrescono più gradatamente e l'iso-ieta di 100 mm circoscrive le due minori aree desertiche del Kalahari e di Namib. Altre zone di basse precipitazioni si hanno nel Corno d'Africa (Somalia) e nella depressione dancala (Etiopia). Alle latitudini subtropicali le due già ricordate zone estreme dell'Africa, l'Atlante e la zona del Capo, sono irrorate da precipitazioni stagionali (nettamente invernali nell'Atlante mediterraneo, dove sono anche più abbondanti). A questo regime delle precipitazioni contribuiscono, oltre ai venti, che risentono delle condizioni bariche generali già descritte,anche le correnti marine: quelle calde dell'oceano Indiano (corrente monsonica, sud-equatoriale, del Mozambico) e quelle fredde dell'Atlantico (delle Canarie, del Benguela) apportatrici, queste ultime, di forte siccità lungo le coste.