Conosciuto negli ultimi anni di vita come mahatma, è stato
una delle figure più importanti
del secolo XX. I suoi sistemi e la sua filosofia della non
violenza, o disobbedienza civile, portarono
il suo paese all'indipendenza e influenzarono l'attività politica
di altri movimenti in tutto il mondo.
Figlio del primo ministro del maharaja di Portbandarma la
famiglia aveva origini più modeste, provenendo dalla
casta dei droghieri e degli usurai (il cognome Gandhi significa
in sanscrito "droghiere", appunto) — e di
una devota fedele del giainismo, una religione dominata dalle
idee della non violenza e della dieta rigidamente vegetariana,
Gandhi ammise di essere stato influenzato moltissimo dalla
madre, la cui vita era stata "una catena senza fine
di digiuni votivi". Quando, ragazzo, in compagnia di
amici aveva fumato, mangiato carne, raccontato bugie o indossato
abiti di foggia occidentale, ricordava di aver provato un
forte senso di colpa; e ciò lo avrebbe portato a definire
il comportamento morale che l'avrebbe contraddistinto per
il resto della vita.
Sposatosi per procura a 13 anni, Gandhi si recò a
Londra per studiare diritto a 18 anni; avvocato dal 1891,
fece un breve periodo di pratica a Bombay, prima di esser
assunto nel 1893 da una ditta indiana che operava in Sudafrica,
dove rimase sino al 1914.
Furono per Gandhi anni di umilianti esperienze: l'aperta
discriminazione razziale lo spinse ad impegnarsi in favore
della comunità indiana del Sudafrica. Guidando alcune
campagne di protesta, venne lentamente sviluppando la sua
tecnica e la sua teoria della non violenza, nota come satya-graha
(letteralmente "tenacia per la verità").
Rientrato in India nel gennaio 1915, Gandhi si impegnò come
organizzatore sindacale; ma il massacro di Amritsar (1919),
in cui le truppe britanniche spararono e uccisero centinaia
di partecipanti ad una manifestazione per l'indipendenza
nazionale dell'India, lo portò a volgersi verso la
protesta politica diretta. In meno di un anno era diventato
il personaggio più importante del Partito nazionale
del congresso, che egli avviò verso una politica di
non collaborazione con gli inglesi nel 1920-22. Anche se
la politica della non collaborazione totale venne ben presto
abbandonata, Gandhi continuò ad applicare la sua tattica
di disobbedienza civile, organizzando marce di protesta contro
provvedimenti governativi non popolari, come la tassa sul
sale (1930), e il boicottaggio delle merci inglesi.
Gandhi fu più volte imprigionato dagli inglesi e ricorse
allo sciopero della fame, parte integrante del suo programma
di disobbedienza civile, per ottenere il suo scopo; l'ultimo
periodo in carcere lo passò dal 1942 al 1944, dopo
aver ufficialmente richiesto il ritiro dell'esercito inglese
(il movimento Quit India, letteralmente "Abbandonare
l'India") durante la seconda guerra mondiale; la mai
accantonata richiesta di indipendenza per il suo paese non
lo portò tuttavia a schierarsi a fianco delle potenze
dell'Asse come il nazionalista Chandra Bose, nonostante fosse
già stato ricevuto a metà degli anni Trenta
da Mussolini, che ne aveva voluto saggiare le intenzioni.
Contemporaneamente alla lotta per l'indipendenza politica dell'India,
Gandhi condusse una vera e propria battaglia per migliorare
le condizioni economiche e sociali dell'infimo livello della
società indiana, i cosiddetti intoccabili senza casta,
che egli chiamava harijans (in sanscrito "bambini di Dio").
Credeva nel valore del lavoro manuale e nella semplicità di
vita; filava e tesseva personalmente i suoi abiti e chiedeva
ai suoi seguaci di fare altrettanto. Era in completo disaccordo
con quanti sognavano un'India industriale.
La sua infaticabile azione si volse anche alla questione dei
tesi rapporti fra la maggioranza indù e le numerose
minoranze presenti in India, prima fra tutte quella musulmana.
Il suo smacco più grande fu di non riuscire a dissuadere
i musulmani d'India, guidati da Muhammad Ali Jinnah, dal costituirsi
in Stato separato, il Pakistan. Una volta raggiunta l'indipendenza
dell'India (1947), al termine di una lunga serie di trattative
di cui era stato uno dei più autorevoli partecipanti,
Gandhi si oppose con tale forza alla divisione del subcontinente
indiano fino a lanciare una campagna di massa. Per ironia della
sorte fu assassinato a Nuova Delhi nel gennaio 1948 da un fanatico
indù, il quale aveva erroneamente creduto che la sua
posizione nascondesse sentimenti filomusulmani e filopakistani.
Il suo apostolato non violento ha costituito un'eccezione di
rilievo nel quadro del processo di decolonizzazione dei continenti
asiatico e africano: l'enorme prestigio morale di cui godeva
in patria e all'estero, la sua dirittura morale e la tenacia
nei suoi ideali, che lo rendevano capace di rischiare la vita
per affermare le sue idee e i diritti del suo popolo, si rivelarono
difatti più efficaci delle armi dei colonialisti inglesi.
Il suo insegnamento, trasmesso dal suo allievo prediletto e
successore alla testa del Partito nazionale del congresso Jawararlal
Nehru - primo ministro poi dell'India indipendente -, non è servito
però a pacificare un paese diviso al suo interno da
tradizioni e riti millenari, sotto la costante minaccia della
carestia. |
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