IL 15 MARZO del 44 avanti Cristo, Giulio
Cesare cadeva trafitto da ventitré pugnalate: la
sua morte era stata decisa da quelli che lo consideravano
un nemico delle istituzioni repubblicane. Essi erano convinti
che Cesare mirasse a governare da dittatore, cioè senza
ascoltare il parere dei Senatori e dei rappresentanti del
popolo.
Ma l'improvvisa scomparsa di Cesare creò a Roma una
difficile situazione : nessuno dei suoi uccisori fu giudicato
degno di essere posto a capo della Repubblica. Ne approfittò allora
un uomo energico e astuto, Marco Antonio, il quale era stato
luogotenente di Cesare.
Con un abile discorso, tenuto durante i funerali di Giulio
Cesare, egli riuscì a conseguire in pieno il suo scopo:
quello cioè di aizzare il popolo contro gli uccisori
di Cesare. Quest'ultimi, infatti, dovettero darsi alla fuga
per non cadere vittime della furia popolare.
Tolti
dunque di mezzo quelli che potevano ostacolare i suoi piani
e ottenuto il favore dei cittadini, a Marco Antonio parve
ormai di essere divenuto l'unico padrone di Roma. Ma ecco
giungere dalla lontana Grecia, ove stava compiendo i suoi
studi, il diciannovenne Caio Giulio Cesare Ottaviano, pronipote
di Cesare.
Egli veniva a Roma deciso a prendere in mano il potere. Poiché i
Romani manifestarono subito grande simpatia verso Ottaviano,
Marco Antonio preferì accordarsi con lui e con Emilio
Lepido formando il secondo triumvirato.
Dopo aver sconfitto definitivamente a Filippi (Grecia) gli
uccisori di Cesare, che avevano organizzato un forte esercito,
Ottaviano ed Antonio decisero di spartirsi il territorio
della Repubblica: a Marco Antonio toccarono le terre d'Oriente,
ad Ottaviano quelle d'Occidente, compresa l'Italia.
Ma mentre in Occidente Ottaviano agì in modo da conquistarsi
il favore di tutti, ben diversamente si comportò Antonio
in Oriente.
Dopo alcuni insuccessi militari in Asia, Marco Antonio si
stabilì in Alessandria d'Egitto e, nel 37 avanti Cristo,
sposò la regina Cleopatra. Per ingrandire il regno
di Cleopatra, egli non esitò a donare alla regina
alcune province romane, pretendendo persino che il Senato
approvasse le sue decisioni.
Era troppo! Allora Ottaviano, d'accordo col Senato, si schierò contro
Marco Antonio. Nel 32 avanti Cristo, il Senato romano dichiarava
guerra alla regina Cleopatra: ma questo voleva dire dichiararla
a Marco Antonio.
Quando viene a sapere che il Senato romano gli ha dichiarato
guerra, Marco Antonio si prepara alla lotta con il massimo
impegno. Egli vuole affrontare l'esercito e la flotta di
Ottaviano prima ancora che questi possa giungere in Egitto.
Ad Efeso, dove è giunta Cleopatra con la potente flotta
egiziana, Marco Antonio va ricevendo le truppe che i re amici
dell'Asia gli inviano. In poco tempo egli riesce a formare
un esercito di oltre centomila uomini: più numeroso
di quello di cui dispone Ottaviano. « Se affrontiamo
il nemico per terra, avremo sicura vittoria » gli dicono
alcuni ufficiali. Ma Antonio ha già deciso: seguirà il
consiglio di Cleopatra, che vuole impegnare Ottaviano in
battaglia navale. Il 2 settembre del 31 avanti Cristo, i
due eserciti nemici si trovano accampati l'uno di fronte
all'altro sulle opposte spiagge del Golfo di Ambracia (ora
golfo d'Arta): i soldati di Ottaviano nell'Epiro, quelli
di Antonio nell'Acarnania. Anche le flotte sono presenti:
le navi di Antonio sono ancorate nel golfo, quelle di Ottaviano
si trovano schierate
presso Corcira (l'attuale Corfù). La mattina dello
stesso giorno, proprio davanti al promontorio di Azio, ha
inizio la battaglia navale. Le turrite e pesanti navi egiziane
hanno presto la meglio: respinti facilmente gli assalti delle
triremi romane, esse possono passare all'attacco. Il progetto
di Cleopatra non era dunque sbagliato... Ma dopo sei ore
di accanito combattimento le posizioni sono invertite: guidate
dall'abile Agrippa, tutte le navi romane sono passate decisamente
all'attacco. Cleopatra, che da una nave assiste alla grande
battaglia, è presa da grande sgomento: ella confidava
troppo nelle potenti sue navi! Che fare ormai? Non sarebbe
forse meglio consegnarsi prigioniera ad Ottaviano?... No,
mai! Ed ecco l'estrema decisione: da ordine alle sue navi
di aprirsi un varco tra la flotta nemica e dirigersi a tutta
velocità verso l'Egitto. Sessanta navi egiziane e
la quinquireme sulla quale si trova Antonio riescono a passare,
ma il resto della flotta rimane bloccato.
Nessuno si è accorto della fuga di Antonio e così il
combattimento continua più furioso di prima.
A notte inoltrata la battaglia è conclusa: tutte le
navi di Antonio sono distrutte. L'esercito di terra, dopo
aver atteso invano per sette giorni l'arrivo di Antonio,
si arrende al vincitore.
A ricordo della grande vittoria, Ottaviano fondò in
Grecia la città di Nicopoli, (dal greco nike, vittoria
e polis, città), a tre miglia dall'odierna Prevesa.
Egli non accettò le offerte di pace di Cleopatra e,
sbarcato in Egitto dopo qualche mese, conquistò la
città di Alessandria. Per non cadere nelle mani di
Ottaviano, tanto Antonio che Cleopatra si uccisero,
che Cleopatra si sia uccisa facendosi mordere da un aspide,
piccolo serpente velenosissimo, che le era stato recato in
un canestro di frutta.
l'anno 31 avanti Cristo: come Giulio Cesare dopo la vittoria
su Pompeo, Ottaviano era ora il solo e assoluto signore di
Roma. |
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